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Come accennato nell'introduzione dell'opera, quando si scrivono documenti a carattere tecnico in lingua italiana, è difficile essere comprensibili, coerenti e anche corretti secondo le regole della lingua. Inoltre non si può nemmeno contare sulla presenza di una qualche autorità in grado di dare risposte a dei quesiti sul modo giusto di definire o di esprimere qualcosa.
Nel capitolo 221 sono raccolti dei punti di riferimento, tuttavia resta aperto il problema della terminologia da adoperare. Attualmente, esiste la lista it@li.org
che si occupa di discutere i problemi legati alle traduzioni di documenti come HOWTO, pagine di manuale e messaggi dei programmi GNU. La traduzione è una cosa differente dallo scrivere qualcosa di nuovo in italiano, ma comunque, la sensibilità e le scelte di ognuno possono essere diverse.
In questo capitolo si raccolgono alcune annotazioni sulle forme stilistiche ed espressive usate o che potrebbero essere usate in futuro in questa opera (nel tempo sono cambiate molte cose in questo documento e dovrebbero cambiarne ancora molte altre).
Sono sempre graditi i commenti riferiti al contenuto di questo capitolo e a tutto il resto dell'opera.
Alla fine del capitolo appare un indice analitico delle voci che sono state trattate qui. Ciò per facilitarne la ricerca, dal momento che i termini in questione appaiono secondo un certo ordine «logico», che non è quello alfabetico.
Nelle annotazioni delle sezioni seguenti, appaiono alcune sigle che hanno un significato molto semplice:
m. -- maschile;
f. -- femminile;
s. -- singolare;
inv. -- invariato al plurale;
agg. -- aggettivo.
Il capitolo è organizzato secondo la struttura seguente:
Sono considerati acquisiti in italiano i termini tecnici elencati nella tabella 277.1. In quanto tali, sono indicati nel testo dell'opera e nel sorgente stesso senza enfatizzazioni tipografiche.
Tabella 277.1. Elenco dei termini tecnici considerati acquisiti nel linguaggio.
bit | s. m. inv. |
byte | s. m. inv. |
computer | s. m. inv. -- meglio «elaboratore» |
console | s. f. inv. |
directory | s. f. inv. |
sottodirectory | s. f. inv. |
file | s. m. inv. |
hardware | s. m. inv. |
input | s. m. inv. |
mixer | s. m. inv. |
modem | s. m. inv. |
monitor | s. m. inv. |
mouse | s. m. inv. |
output | s. m. inv. |
routine | s. f. inv. |
subroutine | s. f. inv. |
software | s. m. inv. |
timer | s. m. inv. |
zoom | s. m. inv. |
Inoltre, i termini che ormai sembrano far parte del linguaggio tecnico italiano in modo irrimediabile, sono annotati nella tabella 277.2. Anche questi appaiono nel testo dell'opera senza enfatizzazioni tipografiche, ma nel sorgente sono delimitati in modo da poter essere riconoscibili, attraverso la forma:
<special special="ttsc">termine</special>
Tabella 277.2. Elenco dei termini tecnici apparentemente consolidati in italiano, oppure che risultano intraducibili per qualche motivo. Nella tabella si annotano anche i termini che sarebbero traducibili, ma che hanno qualche particolarità se usati invariati in italiano.
Le regole per la definizione del genere maschile o femminile per un termine tecnico proveniente dalla lingua inglese, che viene usato così com'è in italiano, sono molto vaghe. Inoltre, i termini inglesi che vengono incorporati nell'italiano vanno usati generalmente al singolare, anche quando esprimono quantità multiple.
Il termine array rappresenta una struttura di dati particolare, mentre i termini «vettore» e «matrice» sono specifici della matematica.
Queste parole servono a definire in modo preciso e standard il ruolo di uno di quei nodi di rete che permettono un attraversamento tra una sottorete e un'altra.
Il termine directory è stato tradotto in passato in vari modi poco soddisfacenti. Il concetto più elegante che si possa abbinare alla directory è quello di «cartella», che però è conveniente solo in presenza di un sistema operativo prevalentemente grafico.
È difficile trovare una traduzione accettabile per esprimere il feed degli articoli di Usenet. Eventualmente si potrebbe parlare di «propagazione» degli articoli, quando il contesto lo consente, dal momento che non è proprio la stessa cosa.
Il file di lock è un file che indica il blocco di un qualche tipo di risorsa. È difficile tradurre questa forma perché l'espressione è radicata molto bene negli ambienti tecnici e fino a questo momento non è venuta fuori alcuna alternativa altrettanto comprensibile: «file di blocco», che sarebbe la traduzione corretta, rischia di fare pensare ad altro, ingannando il lettore.
Quando si parla di un blocco attraverso funzioni del sistema operativo, non è il caso di usare il termine lock, dal momento che «blocco» esprime perfettamente il concetto, anche per chi è esperto.
Si tratta di un termine costruito appositamente, anche se dalla fusione di termini inglesi. In particolare è difficile stabilire con certezza il significato della lettera «i» iniziale, probabilmente sta per index; comunque la diffusione del termine inode è tale per cui non avrebbe senso scomporlo e trasformarlo altrimenti. Per questo non è utile tentare di tradurlo, tanto più che si tratta di un nome costruito ad arte per rappresentare la caratteristica fondamentale dei file system Unix.
Il magic number, come descritto da magic(4), è una realtà presente da molto tempo. Il concetto si avvicina a quello dell'impronta virale utilizzata dai programmi anti-virus, cosa che potrebbe essere descritta come una stringa di riconoscimento. Tuttavia, qualunque traduzione ne cancellerebbe la storia.
Memoria cache si usa generalmente così in italiano e non si può tradurre come «memoria tampone» che invece si riferisce al concetto di buffer. È da notare che cache viene dal francese. La traduzione «memoria di transito» può servire eventualmente come spiegazione, dal momento che rende abbastanza il concetto.
Questo termine è intraducibile e si riferisce al servizio offerto dalla rete Usenet: quello di distribuire le news. In questo senso, piuttosto che parlare di «servizio Usenet», è meglio riferirsi a un «servizio di gestione delle news».
Di per sé si tratta di «condotti» e «condutture»... tuttavia, forse è meglio non tradurli.
Il ping è inteso come l'azione di inviare una richiesta di eco a un nodo di rete, utilizzando il protocollo ICMP. In pratica, si fa il ping attraverso il comando ping. Dal momento che si tratta di un abbinamento con il ping-pong, sarebbe inopportuna la traduzione, a meno di volere essere più chiari, nel qual caso si può parlare di «richiesta di eco».
Dipende dal contesto: se il momento è discorsivo, si può tradurre come «punto grafico», tanto più che la dimensione di un punto del genere non è stabilita, ma dipende dalle caratteristiche del mezzo di visualizzazione.
Il proxy sarebbe il «procuratore» o il «procacciatore» di qualcosa. In italiano è improponibile l'uso di questo genere di traduzioni per indicare il concetto riferito ai servizi di un demone in un sistema operativo.
Tuttavia, alle volte questo termine è utilizzato in situazioni che non sono particolarmente specifiche; in questi casi si potrebbe parlare di «intermediazione» e di «intermediario».
Questo termine viene usato spesso nel documento per indicare delle «righe» di file strutturate in campi, che contengono un'informazione completa su qualcosa.
Lo script, inteso come un programma scritto in un file di testo che viene eseguito per opera di un interprete, è un termine che non ha un equivalente in italiano nell'uso corrente. Inoltre, c'è da considerare che non ci sono difficoltà particolari nell'inserimento in una frase in italiano; anche la pronuncia non è difficile.
Il termine stack viene usato spesso per fare riferimento precisamente a quella parte di memoria utilizzata per salvare i registri del microprocessore nell'immagine dell'eseguibile, mentre questo è in funzione. Per rendere chiaro il concetto, conviene parlare di «stack del processo»; negli altri casi dovrebbe essere meglio utilizzare l'espressione «pila».
standard input, standard output, standard error
Si tratta di termini praticamente già tradotti, dove eventualmente si dovrebbero solo invertire le parole (input standard, output standard, ecc.). Il problema sta nella traduzione di standard error, che in questo modo diventerebbe «errore standard». Una forma del genere potrebbe far pensare all'«errore che fanno tutti», perché è «standard». Forse si potrebbe risolvere aggiungendo un trattino, ma poi occorrerebbe farlo anche per gli altri. Per il momento, questi termini sono lasciati così come sono in questo documento, senza tentare alcuna traduzione.
Probabilmente, l'uso del termine task è inevitabile, a meno di grosse arbitrarietà linguistiche. Tra le altre cose, task ha il vantaggio di essere breve e facile da pronunciare all'interno di un testo italiano.
Nelle sezioni seguenti sono annotati alcuni termini tecnici, nella maggior parte dei casi si tratta di termini in lingua inglese a cui si affiancano le loro traduzioni o traslazioni possibili in italiano, assieme a qualche commento. Le sezioni servono a distinguere i contesti.
L'asterisco che appare a fianco di alcune definizioni, serve a indicare quelle più deboli, o che comunque sono evidenziate nel sorgente all'interno di elementi del tipo:
<special special="ttid">>termine</special>
In questo modo sono più facili da tenere sotto controllo quando si stampa una bozza, senza lasciare tracce nella composizione finale standard.
Le definizioni legate al conteggio del tempo rappresentano un concetto molto importante, specialmente per gli astronomi. In questo settore si sono sviluppati una serie di acronimi in lingua inglese, che a volte vengono anche tradotti in italiano. In generale, non è opportuno utilizzare acronimi tradotti, che comunque esistono.
UT, universal time ---> tempo universale
È il tempo misurato con metodi astronomici, corrispondente al tempo solare medio del meridiano zero (quello passante per l'osservatorio astronomico di Greenwich)
UTC, universal time coordinated ---> tempo universale coordinato
È l'ora estiva in anticipo di un'ora sul tempo CET.
MET è la vecchia sigla che è stata sostituita da CET.
daylight saving time ---> ora estiva
È di uso comune chiamare «ora legale» l'orario anticipato di un'ora rispetto al tempo solare che si adotta da primavera all'autunno; tuttavia, sarebbe più corretto chiamarlo «ora estiva», chiamando corrispondentemente «ora invernale»(1) l'ora nel resto dell'anno, perché entrambe queste ore sono adottate per legge con tutti gli effetti civili, legali, ecc., quindi sono entrambe ore «legali». Perciò l'aggettivo «legale» non le differenzia.
timestamp - -> informazione data-orario
Il timestamp è il timbro contenente la data e l'ora dell'istante in cui questo timbro è stato fatto. La traduzione indicata rappresenta un modo imperfetto per esprimere il concetto. Il termine «datario» non è appropriato, dal momento che si riferisce allo strumento per timbrare e non al timbro che si ottiene; inoltre, serve a rappresentare una data, senza l'informazione oraria che invece è determinante nel termine inglese.
Pare che nell'ambiente militare si usi la forma «gruppo data-orario».
Vedere anche: Il Tempo di Internet di Fabrizio Pollastri <http://toi.iriti.cnr.it/it/toi.html> e il glossario relativo <http://toi.iriti.cnr.it/it/glossary.html>.
La riga di comando è quella riga che segue l'invito di una shell. La figura 277.1 raccoglie le definizioni riferite alle varie parti di questa riga.
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In passato è stata usata la definizione «segnale di pronto» e anche «invito»; questa ultima forma ha il pregio di essere una buona traduzione del significato che ha prompt, anche se ha il difetto di non essere utilizzata in generale.
utility ---> programma di utilità *, programmi di utilità * ---> utilità *
utility ---> programma di servizio *
In inglese si utilizza l'espressione «utility» per fare riferimento alla fornitura di servizi fondamentali come l'acqua, l'elettricità, il gas. In questo senso, dovrebbe essere più appropriata la traduzione programma di servizio, piuttosto di parlare di «utilità» come si è sempre fatto (non sapendo di cosa si trattava).
Resta comunque necessario tenere presente che questa definizione non si può abbreviare semplicemente con «servizio», perché questo porterebbe a fare confusione con i servizi offerti da demoni, attraverso un socket di dominio Unix o una porta di rete.
Vedere 277.1.1.
foreground (process) ---> (processo) in primo piano *
Dal momento che l'uso in questa forma non è molto diffusa, anche se è abbastanza intuitiva, può essere opportuno indicare tra parentesi il termine originale in inglese almeno la prima volta.
background (process) ---> (processo) sullo sfondo *
Purtroppo, questa forma non è comprensibile immediatamente, per cui si può rendere necessario riproporre tra parentesi il termine originale in inglese almeno la prima volta, o comunque quando il contesto lo richiede per chiarezza.
Vedere 277.1.1.
multitasking ---> multiprogrammazione * ---> in multiprogrammazione * ---> multiprogrammato *
Si tratta di un termine italiano di tipo accademico; probabilmente potrebbero andare bene forme del tipo «sistema che opera in multiprogrammazione» o semplicemente «sistema in multiprogrammazione», per tradurre il concetto di «sistema multitasking».
singletasking --->monoprogrammazione * ---> in monoprogrammazione * ---> monoprogrammato *
Si riferisce a un sistema operativo che non funziona in multiprogrammazione.
Un programma che genera processi differenti gestiti simultaneamente (pseudo-simultaneamente).
Un programma che si scinde in processi distinti, che però funzionano nello stesso contesto di dati. I processi generati sono i thread a cui si fa riferimento.
Un programma che si scinde in processi distinti, funzionanti in contesti indipendenti, comunicanti tra di loro attraverso dei messaggi.
Un programma che si scinde in processi distinti, eseguiti da macchine diverse, connesse in rete e comunicanti attraverso un protocollo appropriato.
linguaggio concorrente *; linguaggio di programmazione concorrente *
Il linguaggio di programmazione che consente la programmazione concorrente con appositi costrutti.
Programmazione di applicazioni concorrenti.
L'azione di un sistema composto da più CPU che lavorano assieme nello stesso elaboratore, oppure su elaboratori distinti connessi in rete.
Un programma che corrisponde a un processo singolo.
Init ---> procedura di inizializzazione del sistema *
La definizione riguarda il sistema che controlla sia l'avvio che l'arresto del sistema.
procedura di avvio del sistema *
Questa forma viene usata per distinguere all'interno della procedura di inizializzazione del sistema la sequenza delle operazioni nel momento dell'avvio del sistema operativo.
procedura di arresto del sistema *
Questa forma viene usata per distinguere all'interno della procedura di inizializzazione del sistema la sequenza delle operazioni nel momento dell'arresto del sistema operativo.
Quando il contesto si riferisce al processo numero uno.
La traduzione non è perfetta, ma rappresenta il concetto.
log ---> registro, registro elettronico ---> registrazione degli eventi *
È da osservare che la forma «registro elettronico» viene usata frequentemente nei contratti e nei documenti formali.
In generale, la prima volta è meglio mettere tra parentesi il termine originale inglese.
front-end - -> parte frontale *, - -> programma frontale *
back-end - -> parte terminale *, - -> programma terminale *
La traduzione non è perfetta, dal momento che front-end e back-end rappresentano un concetto. In certe situazioni, il back-end può essere costituito da un gruppo di programmi, come nel caso delle copie di postgres avviate da postmaster. Volendo continuare a parlare di programma terminale, occorre utilizzare il plurale.
In certe situazioni, front-end viene usato in modo improprio anche in inglese; in quei casi, non ha senso la traduzione proposta qui.
cache memory ---> memoria cache *
Vedere 277.1.1.
La traduzione di buffer con «tampone» è interdisciplinare. Il termine buffer, tradotto con «tampone», si usa persino in chimica e biologia, a rappresentando un concetto simile. Tuttavia, è meglio se quando si scrive si pensa che chi legge non sia necessariamente al corrente di questa ambivalenza, per cui conviene ricordare tra parentesi il termine inglese.
Il contesto deve servire a comprendere il significato della parola «scambio». Per esempio: scambio della memoria, area di scambio (della memoria), partizione di scambio (della memoria) file di scambio (della memoria),...
computer ---> elaboratore, sistema di elaborazione - -> sistema
Il termine slot può avere diverse traduzioni a seconda del contesto, pur restando nell'ambito dell'hardware. Per esempio, potrebbe essere espresso come «connettore» e anche «zoccolo», se si intende fare riferimento proprio al sistema di contatti e non anche allo spazio e alle guide delle schede che vi vengono inserite.
controller ---> unità di controllo *, scheda di controllo *
L'unità di controllo può essere una scheda o essere una parte integrata nella scheda madre. Al contrario, la scheda di controllo precisa che si tratta di una scheda distinta.
adapter, driver (inteso come unità hardware) ---> adattatore
Questo è il caso di un'interfaccia hardware di qualche tipo, specialmente quando si tratta di una scheda. Si potrebbe parlare di «adattatore SCSI», «adattatore grafico»,...
In generale, si può distinguere tra dispositivo fisico e un dispositivo logico, per indicare rispettivamente l'hardware di un componente e il file di dispositivo relativo, che rappresenta la visione virtuale offerta dal kernel.
Distinguendo eventualmente in «fisico» o «logico», come accennato.
driver ---> gestione di..., gestore *
In generale, se possibile è meglio parafrasare in modo da essere chiari sul significato della «gestione» a cui si fa riferimento. Si deve tenere presente che in alcune circostanze potrebbe non essere conveniente la traduzione.
newline ---> codice di interruzione di riga *
Questa forma così prolissa serve a indicare il codice necessario a terminare una riga di un file di testo normale, in base alle esigenze del sistema operativo o comunque secondo il contesto. Ciò senza usare il termine newline, che a volte alcuni autori di lingua inglese utilizzano per identificare precisamente il codice <LF>, indipendentemente da qualunque circostanza.
Non conviene tentare di tradurre il termine escape, soprattutto per la sua ambiguità, che lo fa utilizzare in tante situazioni. Vale la pena di annotare alcune forme tipiche in cui può essere utilizzato in italiano.
Quando si tratta di una sequenza di escape che rappresenta qualcosa che esprime un codice speciale, come quello che non ha una corrispondenza simbolica (non è stampabile).
Rappresenta qualcosa che si esprime con un carattere di «escape» iniziale, seguito da qualcosa d'altro. In generale, viene usata questa espressione in tutti i casi esclusi quelli in cui la sequenza di escape serve a rappresentare un codice particolare.
EOF è un codice che di solito corrisponde a <EOT>, ma in generale dipende dalla piattaforma, più o meno come accade per il codice di interruzione di riga.
La tabella 277.3 raccoglie i nomi che sembrano più appropriati per i tasti delle tastiere comuni.
Tabella 277.3. Elenco dei nomi di alcuni tasti.
Originale inglese | Definizioni possibili in italiano |
Esc, Escape | Esc |
Return | Invio |
Ctrl, Control | Ctrl, Controllo |
Meta | Meta |
Alt | Alt |
Alt Gr | AltGr, Alt Gr |
Shift | Maiuscole |
Caps-lock | Fissa-maiuscole |
Compose | Comp, Composizione |
PgUp | Pagina su |
PgDn | Pagina giù |
Home | Inizio |
End | Fine |
Ins, Insert | Ins, Inserimento |
Del, Delete | Canc, Cancellazione |
Num Lock | BlocNum |
Scroll Lock | BlocScorr |
Print Screen | Stampa |
F1, F2,... | F1, F2,... tasti funzione, tasti funzionali |
Tab | Tab, Tabulazione -- per la dattilografia è «tabulatore» |
Space | Barra spaziatrice, barra spazio, spazio |
Le combinazioni di tasti vengono rappresentate usando il segno + per indicare una combinazione, mentre le sequenze di tasti vengono semplicemente elencate. Per esempio, [Ctrl+x][Ctrl+y] rappresenta la combinazione del tasto di controllo con la lettera «x», quindi il rilascio dei tasti e la combinazione successiva del tasto di controllo e della lettera «y». In presenza si combinazioni particolari, è bene spiegare tra parentesi ciò che si intende. Quando le combinazioni includono delle lettere alfabetiche, se non conta il fatto che siano maiuscole o minuscole, si rappresentano usando l'alfabeto minuscolo.
key binding ---> associazione dei tasti *
Il significato attribuito a tasti particolari o a combinazioni di questi.
interrupt character ---> carattere interrupt
Per comprenderne il senso, si può consultare la pagina di manuale stty(1).
patch (file) ---> file di differenze *
Trattando di patch si può parlare anche di «modifiche», «variazioni», «aggiornamenti» e simili, in base al contesto. Tuttavia, viene usata prevalentemente la definizione «file di differenze» come sostituto di «file di patch».
Quando si «applicano», si fa riferimento prevalentemente a «modifiche», senza richiamare nuovamente il termine «differenze».
/etc/issue
- -> file contenente il messaggio di pubblicazione
Sembra che il file /etc/issue
servisse per fare apparire l'informazione sul nome e il numero di versione del sistema operativo. In questo senso, si potrebbe parlare di «numero di edizione», o di «pubblicazione», come se si trattasse di una rivista.
archive (file) ---> archivio ---> archivio compresso
Si fa riferimento a un file utilizzato per archiviare file e directory, come quello generato da tar. Un «archivio» è un file del genere realizzato in qualunque forma, anche compresso, mentre un «archivio compresso» è precisamente un file che ha subito una forma di riduzione (senza perdita).
Sono archivi anche i file dei pacchetti di applicazioni delle varie distribuzioni GNU/Linux: archivi Slackware, archivi RPM, archivi Debian...
package ---> pacchetto (applicativo)
In questo contesto, il «pacchetto» è ciò che è contenuto in un archivio di una distribuzione GNU/Linux. Per esempio, si può parlare di archivio bash_2.01.1-4.1.deb
e di pacchetto bash (oppure Bash, se si vuole essere un po' meno precisi).
Vedere 277.1.1.
Vedere 277.1.1.
standard input, standard output, standard error
Vedere 277.1.1.
database ---> base di dati *, basi di dati *
In italiano si utilizza prevalentemente quando si tratta veramente di database, ovvero di relazioni. In italiano è frequente anche l'uso della forma «base dati», togliendo il «di».
database ---> elenco, registro, tabella
Quando il termine database viene usato in modo improprio, potrebbe essere corretto l'uso di altri termini in funzione del contesto.
checksum - -> codice di controllo *
Il checksum indica letteralmente una «somma di controllo», solo che nel tempo si è esteso il suo significato includendo anche altre forme di controllo basate su operazioni di tipo diverso. A seconda delle circostanze si possono distinguere traduzioni differenti, che servono a precisare il tipo di controllo che viene attuato attraverso il checksum.
Questa è probabilmente la traduzione migliore che potrebbe adattarsi alla maggior parte delle circostanze, dal momento che non viene specificato il modo in cui si ottiene il valore di controllo, non si stabilisce nemmeno la sua forma (numerica, alfabetica, ecc.); inoltre, non si stabilisce la sua dimensione.
carattere di controllo, cifra di controllo *
In tal caso il valore utilizzato per il controllo è rappresentato da un solo carattere, oppure precisamente da una cifra numerica.
Questa è la traduzione letterale del significato di checksum, però il suo uso dovrebbe essere riservato al caso in cui la funzione che genera il codice di controllo è basato su un procedimento di somme.
Quando l'informazione che funge da controllo è contenuta in un «campo».
Quando il contesto si riferisce all'azione di verificare qualcosa in base a un codice di controllo, ci si può limitare a usare il termine «controllo».
MD5 digest, MD5 message digest - -> firma MD5
In un certo senso, un MD5 digest è un riassunto matematico di un messaggio, giustificando il motivo dell'utilizzo del termine digest. Oltre a questo, la stessa sigla «MD» sta per Message digest.
upload, download ---> carico, scarico
I termini inglesi upload e download dovrebbero derivare dalle operazioni di carico e scarico delle merci dai mezzi di trasporto.
stringa vuota ---> stringa nulla
Per coerenza, è bene usare una sola definizione.
Nel primo caso si fa riferimento a un'informazione che si presenta nella sua condizione normale, per la sua leggibilità o per l'accessibilità del suo contenuto; nel secondo caso, si tratta di un'informazione cifrata.
La traduzione esatta di encryption è crittografia, che però è un sinonimo di cifratura. L'intenzione è quella di utilizzare in modo univoco questo tipo di tecnica.
Si preferisce riservare questo termine per fare riferimento al concetto generale, che si concretizza nell'uso della cifratura dei dati.
Dovrebbe essere l'operazione attraverso cui si riesce a decifrare un'informazione senza conoscerne la chiave o il cifrario.
Distinguishing Name, DN ---> nome distintivo *
Certificati X.509.
I nomi attribuiti ai tipi di dati di ogni specifico linguaggio di programmazione, non possono essere tradotti, perché si tratta di parole chiave. Tuttavia, in un ambito discorsivo, ha senso utilizzare delle definizioni comprensibili. La tabella 277.4 mostra un elenco di quelle più comuni.
Tabella 277.4. Elenco delle definizioni possibili riferite ai tipi di dati più comuni.
char | carattere |
int | intero |
float | a virgola mobile (singola precisione) |
double | a virgola mobile e doppia precisione |
I nomi delle strutture di controllo del flusso e delle altre istruzioni che condizionano il flusso delle istruzioni, possono essere tradotti in alcuni casi, riferendosi al comportamento delle istruzioni a cui si fa riferimento. La tabella 277.5 riassume queste possibilità.
Tabella 277.5. Elenco delle definizioni e dei nomi riferiti alle strutture di controllo del flusso delle istruzioni.
go to | salto incondizionato |
if | condizione, struttura condizionale |
switch, case | selezione |
while | iterazione, ciclo iterativo (condizione iniziale) |
until | iterazione, ciclo iterativo (condizione finale) |
for | iterazione enumerativa, ciclo enumerativo |
break | salto, interruzione |
La figura 277.2 raccoglie le definizioni riferite alla definizione delle funzioni nei linguaggi di programmazione; la figura 277.3 fa riferimento alle definizioni utili nella chiamata di una funzione.
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Per indicare il fatto che si assegna un valore a una variabile, si pone l'alternativa di usare «assegnazione» o «assegnamento». Si è scelta questa seconda alternativa.
Nella dichiarazione di una funzione (o di una procedura), l'indicazione delle variabili di scambio, assieme alle informazioni sulle loro caratteristiche, viene indicata come la definizione dei parametri formali.
Quando si chiama una funzione, gli «argomenti» della chiamata, sono i parametri della funzione.
Vedere 277.1.1.
Vedere 277.1.1.
script language, scripting language ---> linguaggio script, linguaggio di script
In questo caso, si fa riferimento allo stream che rappresenta un file aperto in C. Si distingue tra file aperto e file vero e proprio per il fatto che uno stesso file può essere stato aperto più volte all'interno di un programma.
filehandle, file handle ---> flusso di file * - -> flusso *
In questo caso, si fa riferimento a ciò che rappresenta un file aperto in Perl. Valgono le stesse considerazioni fatte per il caso dello stream, in C.
Questa definizione ha il vantaggio di essere comprensibile anche per chi utilizza abitualmente la definizione originale: makefile.
Con questo termine si fa riferimento al lavoro necessario per adattare un programma a un'altra piattaforma rispetto a quella di partenza.
Vedere 277.1.1.
Vedere 277.1.1.
umask ---> maschera dei permessi *
La documentazione della shell Bash fa riferimento al comando umask come a quello che imposta la «maschera di creazione dei file» per i processi elaborativi. Tuttavia, utilizzando questa definizione si perde di vista il compito preciso di questa maschera: quello di eliminare alcuni permessi in modo predefinito.
sticky (bit) ---> (bit) Sticky
In pratica, viene usato sempre con l'iniziale maiuscola in modo da abbinarlo facilmente agli altri «s-bit»: SUID, SGID e Sticky.
Quando sticky viene usato in altri contesti, si potrebbe tradurre come «adesivo».
mode ---> modalità dei permessi
Evidentemente si fa riferimento ai 12 bit che definiscono i permessi di un file, lasciando da parte la proprietà dei file.
Si tratta degli ultimi nove bit della modalità dei permessi, in cui si regolano proprio gli accessi a file e directory.
La traduzione di questa definizione non è possibile in un modo unico, dal momento che si possono presentare situazioni differenti:
quando si tratta di un utente umano, oppure quando si dà una personalità virtuale all'utente fittizio;
quando si tratta di un utente fittizio riferito a un servizio, specialmente se questa directory è effettivamente l'«inizio» della gerarchia dell'applicativo (è evidente che questa definizione può essere usata solo se il contesto è compatibile).
I termini path e pathname, quando riguardano il percorso di un file o di una directory, hanno una differenza sottile che non sempre viene tenuta in considerazione nel modo corretto: il pathname dovrebbe essere un percorso che contiene l'informazione dell'oggetto finale (il file o la directory finale che si vuole indicare); il path dovrebbe essere il percorso della directory che contiene un oggetto a cui si fa riferimento.
A seconda dell'opportunità o meno, si può usare anche la forma «nome di percorso».
I due casi fanno riferimento rispettivamente a un percorso che parte dalla posizione di partenza e un percorso che parte invariabilmente dalla radice. In generale, la forma «percorso completo» è ambigua, perché può far pensare al pathname, pertanto è meglio evitarla.
backup ---> dipende dal contesto
La parola backup è il classico esempio di termine conciso e ambiguo della lingua inglese. Per tradurlo occorre utilizzare definizioni differenti a seconda del contesto. Segue un elenco di definizioni che potrebbero essere utilizzate a seconda del contesto particolare e a seconda del gusto del momento.
copia di sicurezza, salvataggio
In questo caso si intende il backup come la copia che si fa per premunirsi contro le perdite di dati accidentali.
copia di sicurezza di versioni precedenti
Alcuni programmi che copiano o spostano dei file, se incontrano altri file con lo stesso nome nella destinazione, cambiano il nome di questi ultimi, aggiungendo un'estensione simbolica (di solito una tilde, o il simbolo #). Queste sono delle copie di backup, nel senso che sono le copie di sicurezza delle versioni precedenti di quei file.
La copia di riserva è una copia che si affianca all'«oggetto» che si utilizza (il file, il dischetto, ecc.), nel caso questo risulti danneggiato.
user ---> utente, utilizzatore
Vale la pena di distinguere tra l'utente inteso come entità che accede al sistema, rispetto all'utilizzatore (umano) di qualcosa.
L'utente comune dovrebbe essere inteso come l'utente di un sistema Unix che non ha privilegi particolari, ovvero un utente che non è l'amministratore (né root, né un altro amministratore di qualche parte particolare del sistema).
L'utilizzatore normale dovrebbe essere quella persona che utilizza un accesso o un servizio senza grandi pretese e senza competenze speciali.
In alcuni casi, la definizione «utente comune» non va bene, per esempio quando si parla degli utenti normali del servizio WU-FTP.
user name ---> nominativo-utente
Si tratta del nome che un utente utilizza per identificarsi e accedere al sistema. Al nominativo-utente si abbina una parola d'ordine.
account ---> dipende dal contesto
Il termine account non è traducibile in un modo solo per tutti i contesti in cui si può usare in inglese. Segue un elenco di definizioni che potrebbero essere utilizzate a seconda del contesto particolare e a seconda del gusto del momento.
utente -- quando si fa riferimento a un «utente logico» del sistema;
utenza -- quando si vede l'aspetto contabile della faccenda, ovvero quando l'account è più vicino all'idea di un contratto per ottenere l'accesso;
profilo (personale) -- quando si fa riferimento a un file di configurazione collocato nella directory personale;
privilegi (di un certo utente) -- quando l'utente serve a fare o a evitare che sia fatto qualcosa di particolare;
client, server ---> cliente *, servente *
I termini cliente e servente sono ambigui, sia in italiano che nell'originale inglese. Il problema nasce dal fatto che dipende dal contesto cosa sia «cliente» e cosa sia «servente». In un testo scritto in lingua italiana, dovrebbe essere auspicabile il chiarimento del contesto, come viene proposto nell'elenco seguente:
programma cliente, programma servente
quando si fa riferimento a un programma che utilizza o che fornisce un servizio di qualche tipo;
quando si fa riferimento a una connessione in cui si distingue tra nodi che chiedono un servizio e nodi che forniscono un servizio, tenendo presente che all'interno dei nodi ci sono ovviamente dei programmi cliente e dei programmi servente;
elaboratore cliente, elaboratore servente
quando si fa riferimento all'elaboratore in cui si utilizza un programma cliente o un programma servente, senza voler porre un'enfasi particolare sul collegamento di rete.
man page ---> pagina di manuale *
Lo Unix AT&T aveva un manuale cartaceo, diviso in sezioni, dove ogni comando costituiva una sottosezione. La composizione del manuale avveniva attraverso Troff ed era disponibile anche tramite il comando man, abbreviazione di manual.
on-line help ---> guida interna
Si può considerare anche la possibilità di usare la forma «guida in linea», se appropriato.
desktop ---> superficie grafica * ---> scrivania grafica *
A seconda del contesto, può essere più appropriata la definizione di superficie grafica, oppure di scrivania grafica. Per la precisione, la superficie dello schermo, quando viene usato con un gestore di finestre comune, è da intendersi semplicemente una superficie grafica, mentre un sistema più complesso (come Gnome) può essere definito come scrivania grafica.
session manager ---> gestore di sessione *
Si tratta per esempio di Gnome o KDE, visti nell'ambito del controllo della sessione di lavoro con il sistema grafico X. Si parla di sessione quando si usa un display manager, come Xdm, Gdm, Kdm e simili.
root window ---> finestra principale *
Utilizzando questa traduzione, occorre fare attenzione a non usare la stessa definizione per fare riferimento alla finestra più importante di un programma che può presentare diversi componenti su più finestre.
X utilizza una definizione un po' contradditoria dei componenti di ciò che qui viene chiamato stazione grafica. Con questa definizione si fa riferimento al servizio offerto da un servente X; in tal modo, se ci sono più serventi X in funzione, ci sono altrettante stazioni grafiche virtuali, esattamente come accade per le console virtuali. In generale, X fa riferimento al display per indicare la stazione grafica, solo che poi, quando si tratta di indicare anche lo schermo, si utilizza l'opzione o la variabile di ambiente DISPLAY, mentre in questo caso sarebbe opportuno parlare di «schermo» (screen) in modo preciso.
Quando si tratta di un tasto virtuale che appare sullo schermo.
mouse pointer, mouse cursor ---> puntatore del mouse
Questo sembra essere un modo elegante per specificare che non si tratta del cursore all'interno del testo.(2)
Si tratta dei pacchetti di un protocollo non connesso (UDP).
Vedere 277.1.1.
switch ---> commutatore di pacchetto *
La traduzione non è diffusa, ma il termine originale è anche troppo generico.
Vedere 277.1.1.
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Una voce nella tabella degli instradamenti.
Unix domain socket ---> socket di dominio Unix - -> socket di tipo Unix *
Meglio la prima delle due possibilità.
to forward ---> inoltrare - -> proseguire
In generale, «inoltrare» è la traduzione corretta, a parte una situazione particolare: nella posta tradizionale, quando una corrispondenza deve essere inviata a un indirizzo diverso da quello stabilito originariamente, questa «viene proseguita». Infatti, il problema si pone nel momento della consegna della corrispondenza: il postino viene a sapere che il destinatario ha cambiato indirizzo, oppure la stessa persona che l'ha ricevuta la reimbuca dopo aver modificato l'indirizzo di destinazione. Di conseguenza, sarebbe giusto dire che «si prosegue» un messaggio di posta elettronica quando questo, una volta giunto alla sua destinazione prevista, viene rinviato a un'altra destinazione.
link (HTML) ---> riferimento, riferimento ipertestuale *, collegamento ipertestuale *
In generale, i due termini, riferimento ipertestuale e collegamento ipertestuale, sono la stessa cosa. Eventualmente, a collegamento ipertestuale si può dare un'enfasi locale, mentre a riferimento ipertestuale un significato più lontano. In pratica, un riferimento interno a una stessa pagina HTML, o ad altre pagine che compongono un insieme ben organizzato, sarebbe un collegamento ipertestuale, mentre un riferimento a una risorsa esterna sarebbe un riferimento ipertestuale. Volendo evitare di fare confusione, conviene usare una definizione sola e precisamente riferimento ipertestuale.
computer host ---> elaboratore host, host - -> nodo di rete *, nodo * - -> stazione
In questo caso si tratta di un elaboratore connesso in rete che in qualche modo ospita qualche servizio. Dal momento che a volte è difficile essere precisi, si potrebbe estendere l'uso del termine host anche a un cliente. La possibilità di definire la cosa come «nodo di rete» o solo nodo potrebbe rendere l'idea in modo tanto vaga quanto il significato che si dà normalmente al termine host.(3)(4)
In italiano si utilizza anche il termine «stazione», seguito da un aggettivo che ne specifica il comportamento. Per esempio, nel capitolo dedicato alla realizzazione di elaboratori senza disco, si parla di stazioni senza disco.
Quando si fa riferimento a un indirizzo nella rete, senza specificare il ruolo che ha ciò che vi corrisponde.
Si fa riferimento a nodi di rete composti da elaboratori senza un disco locale da cui possa essere montato il file system principale (la directory radice). Questi utilizzano il protocollo NFS per il montaggio di tutto il loro file system.
netmask ---> maschera di rete (IPv4) *
Non vengono segnalate le abbreviazioni contenenti solo la parola «maschera».
IP masquerading ---> mascheramento IP *
La scelta di utilizzare il termine «mascheramento» come traduzione di masquerading in riferimento ai pacchetti IP, è discutibile. In generale, da un punto di vista logico, la traduzione corretta di questo termine dovrebbe essere «travestimento», o anche «camuffamento», dal momento che lo scopo del masquerading non è quello di nascondere i pacchetti, ma di farli sembrare appartenenti a un'origine differente. In questo documento si preferisce l'uso di «mascheramento», puntando sulla somiglianza letterale del termine con quello originale inglese, oltre al fatto che comunque si ottiene l'effetto di nascondere i nodi reali da cui hanno origine le comunicazioni.
name server - -> servizio di risoluzione dei nomi *
La traduzione fatta in questo modo cambia un po' il contesto: name server è un nodo che offre un servizio e non il servizio in sé. Quando si vuole fare riferimento proprio al nodo, si può parlare di servente DNS.
root domain ---> dominio principale *
Il dominio di «primo livello» è quello che segue immediatamente quello principale: com, edu,...
packet driver ---> driver di pacchetto
Si tratta del programma Dos utilizzato per comandare l'interfaccia di rete in modo da offrire ad altri programmi l'accesso alla stessa, attraverso un IRQ software.
interface identifier (IPv6) ---> identificatore di interfaccia
mirror ---> sito speculare *, riproduzione speculare *
Meglio la seconda delle due espressioni.
Questa traduzione va bene quando si tratta di serventi di qualche servizio, in cui uno solo è master, mentre tutti gli altri sono slave. Questa forma è stata usata in particolare per la descrizione del servizio NIS, nel capitolo 138.
Questa traduzione va bene quando si fa riferimento al servizio DNS, dal momento che in passato, il servente master veniva definito primary.
ISP, provider ---> fornitore di accesso a Internet
Dal momento che la definizione è estremamente lunga, quando il contesto è chiaro, si potrebbe abbreviare a «fornitore di accesso», o anche solo «fornitore».
chain ---> punto di controllo *
Si fa riferimento al firewall Linux, secondo i kernel 2.2.* e 2.4.*, dove questo termine individua un punto di intercettazione dei pacchetti IP, allo scopo di applicarvi delle regole (direttive) che si traducono in obiettivi, ovvero nella sorte dei pacchetti stessi.
internet superserver, internet service daemon ---> supervisore dei servizi di rete *
Si tratta praticamente di inetd o di xinetd, senza fare riferimento in modo preciso a questo o quel programma.
Si tratta di una classificazione dei caratteri in base al tipo di linguaggio per cui sono fatti: latino, cirillico, greco,...
family - -> famiglia di caratteri - -> stile
Lo stile è una forma di classificazione estetica di un carattere, contrassegnato da un nome, come per esempio il Times. Il termine «stile» va bene fino a quando si resta all'interno di una stessa specie. Alle volte ci sono delle font family che si riferiscono a specie differenti, come il tipo Symbol, o Dingbats. La definizione «famiglia di caratteri» potrebbe andare bene nel caso si voglia mantenere la stessa ambiguità. Questa definizione, famiglia di caratteri, viene anche usata effettivamente, però bisogna ricordare che nel linguaggio tipografico tradizionale italiano, la «famiglia» si riferisce precisamente a un gruppo stilistico con piccole varianti rispetto allo stile a cui appartiene. Bisogna fare attenzione.
La serie è la diversificazione formale di uno stesso stile alfabetico. All'interno di uno stile, una serie può essere una variante di forma: il tondo, il corsivo, il neretto,...
La forma del carattere: il tondo contrapposto al corsivo, il chiaro contrapposto al neretto e altre varianti (inclinato, chiarissimo, nero, nerissimo, ecc.).
L'altezza del carattere.
Tecnicamente è la distanza tra le righe che si aggiunge alla distanza minima in funzione del corpo del carattere utilizzato. Tuttavia, con questo termine si fa spesso riferimento alla distanza tra le basi di una riga e della successiva (dattilografia).
In italiano, il termine si usa generalmente al plurale.
Si tratta di uno stile senza grazie.
La distinzione tra maiuscole e minuscole.
font ---> fonte tipografica, fonte di caratteri ---> fonte ---> tipoplesso
font ---> carattere ---> tipo di carattere ---> carattere tipografico, carattere da stampa
Il termine font non corrisponde esattamente a qualcosa di ben definito nella tradizione della terminologia tipografica italiana, di conseguenza, la traduzione con il termine «fonte» e i suoi vari abbinamenti è solo una forma di derivazione dall'inglese, altrettanto ambigua. Il termine tipoplesso, sembrerebbe essere il più appropriato, solo che si tratta di qualcosa che risulterebbe incomprensibile ai più.
La scelta di usare la definizione «tipo di carattere», con tutte le altre varianti, può essere motivata da un contesto non molto impegnato dal punto di vista dei problemi che riguardano la composizione tipografica. In generale, la sua semplicità rende più comprensibile il testo al lettore che non abbia già delle nozioni di tipografia.
L'assortimento completo di caratteri di un corpo determinato. Le polizze compongono il tipoplesso.
L'insieme dei corpi in cui può essere reso un certo tipo di carattere.
Traduzione da un alfabeto a un altro, lettera per lettera. Nella traslazione di un testo composto in cirillico traslitterato in carattere latino, l'alfabeto latino è il traslitterante e l'alfabeto cirillico è il traslitterato.
character set ---> insieme di caratteri *
Da una discussione era emerso che dovendo scegliere tra «gruppo di caratteri» e «insieme di caratteri» è meglio la seconda forma per vari motivi fondati sulla teoria degli insiemi.(5)
In questo modo si può identificare come si stampa su un foglio di carta.
Il numero di fogli che compone un fascicolo nell'ambito di un sistema di rilegatura a filo. In pratica, i fogli stampati vanno piegati a metà e poi cuciti sulla piega, in modo da poter essere sfogliati.
code point ---> punto di codifica *
Il simbolo dal punto di vista della codifica.
code unit ---> unità di codifica *
L'unità di memoria utilizzata per la rappresentazione della codifica.
CCS: Coded Character Set ---> insieme di caratteri codificato *
L'insieme di caratteri codificato attraverso un intero non negativo.
CEF: Character Encoding Form ---> forma di codifica del carattere *
Mappa di trasformazione tra l'insieme di caratteri codificato e le sequenze di unità di codifica.
CES: Character Encoding Scheme ---> schema di codifica del carattere *
Mappa di trasformazione tra le sequenze di unità di codifica e le sequenze di byte.
TES: Transfer Encoding Syntax ---> sintassi di codifica per il trasferimento *
Metodo di trasformazione reversibile di una codifica per il trasferimento dei dati.
mirror ---> ribaltamento speculare
Si fa riferimento al ribaltamento dell'immagine che si ottiene come se questa fosse posta davanti a uno specchio.
offset ---> scostamento, scarto
L'idea viene dal lavoro di ATO (Amiga translators' organization).
Questa traduzione va bene quando il contesto riguarda la selezione di un'immagine da un elenco di riduzioni, i «provini», come quelli che si fanno in fotografia.
Vedere 277.1.1.
Vedere 277.1.1.
newsgroup ---> gruppo di discussione (di Usenet) - -> gruppo
La definizione «gruppo di discussione» è quella più diffusa, anche se per alcuni potrebbe risultare imprecisa: non sempre si tratta di aree di discussione, potrebbero essere semplicemente dei gruppi per la diffusione di notizie di qualche tipo, senza che si formi una discussione vera e propria.
news server, discussion host ---> servente di news
Si tratta di un nodo di rete che offre l'accesso ad alcuni gruppi per mezzo del protocollo NNTP.
Si tratta di un sito che offre un servizio di accesso alla rete Usenet.
L'articolo è ciò che viene diffuso attraverso Usenet, nei gruppi di discussione verso cui è stato spedito. Non si deve confondere con news, che invece rappresenta il servizio in generale.
collating sequence ---> sequenza di collazione *
L'insieme ordinato dei simboli (collating element) utilizzati in una localizzazione particolare.
collating symbol ---> simbolo di collazione *
È il simbolo utilizzato per rappresentare un elemento di collazione nella localizzazione. Di solito si tratta di forme del tipo <a>, <b>, <c>, ecc., come si vede nei file /usr/share/i18n/locales/*
.
equivalence class ---> classe di equivalenza
Una classe di equivalenza identifica un gruppo di elementi di collazione (in certi casi si parla di caratteri equivalenti, ma si tratta generalmente di una scorciatoia giustificata solo dal contesto), che devono essere trattati come equivalenti per qualche motivo (di solito ai fini dell'ordinamento). Per esempio, le lettere «e», «è», «é» potrebbero essere trattate come equivalenti.
character class ---> classe di caratteri
Una classe di caratteri identifica un insieme dei caratteri attraverso un nome. Si distingue solitamente tra: lettere minuscole, lettere maiuscole, cifre numeriche, caratteri alfanumerici, ecc.
implementation ---> realizzazione - -> attuazione, adattamento
flag ---> opzione (booleana), modalità (booleana), attributo (booleano), variabile (booleana), indicatore
Purtroppo si possono tradurre in questo modo solo alcune situazioni.
file manager ---> gestore di file *.
Si tratta di programmi come Midnight Commander, XFM e simili.
logout ---> conclusione dell'accesso, conclusione della sessione di lavoro
hard limit, soft limit ---> limite fisico *, limite logico *
Si veda al riguardo la nota sui file di lock nella sezione 277.1.1.
Si fa riferimento all'aggiunta di qualcosa all'inizio di un flusso di dati, o all'inizio di un file.
In generale, su alcuni vocabolari è ammesso l'uso del termine «menu» senza accento. Tuttavia, la norma UNI 6015 (221.2.4), fa espresso riferimento alle «parole polisillabe su cui la posa della voce cade sulla vocale che è alla fine della parola...».
password ---> parola d'ordine *.
passphrase ---> parola d'ordine *.
Diventa difficile trovare una traduzione «perfetta» di questi due termini. Volendo tornare alle origini, la traduzione dovrebbe essere «parola d'ordine». Anche se non è un termine usato, rende l'idea. Evidentemente diventa impossibile tradurre password shadow e altre cose che in realtà fanno riferimento a qualcosa di più complesso (in questo caso, password è il nome esteso del file /etc/passwd
).
Nel caso particolare di passphrase, diventa impossibile una traduzione secondo il criterio indicato, se non perdendo l'informazione cruciale sulla lunghezza che la parola d'ordine deve avere, non essendo più una sola «parola».
Va annotato comunque che esiste anche la forma «chiave di identificazione», nota almeno nei vocabolari. Si opta comunque per la traduzione originale anche perché il concetto di identificazione si può confondere con il nome fittizio abbinato a un utente.
Di solito si confonde il peso con la massa di un corpo. Il peso rappresenta una forza che si misura in newton (simbolo: N), mentre la massa si misura in kilogrammi (simbolo: kg).(6) Pertanto, quando si vuole rappresentare qualcosa che si esprime in multipli o sottomultipli del kilogrammo,(7) si fa riferimento a una massa.
È una questione di gusto personale, dal momento che molti preferiscono «re-direzione».(8)
emettere attraverso lo standard output, emettere attraverso lo standard error
Questa forma è quella usata nel documento. I motivi per cui è stata scelta sono tanti, ma non derivano da un'esperienza Unix. In generale, viene contestato che standard output e standard error sono file come gli altri, secondo la filosofia Unix, per cui su questi ci si «scrive».
Quelle che seguono sono annotazioni per un possibile uso futuro. Sono qui per non essere dimenticate.
Questo termine potrebbe essere utilizzato al posto di «velocità», quando si fa riferimento alla quantità di dati che possono transitare nell'unità di tempo. In altri termini, invece di parlare di velocità di un modem, si potrebbe parlare di produttività.
La tabella 277.6 elenca alcuni caratteri e simboli speciali, assieme alla denominazione usata in questo documento.
Tabella 277.6. Elenco dei nomi di alcuni caratteri e altri simboli.
Simbolo | Denominazione |
- | trattino (normale) |
_ | trattino basso |
| | barra verticale |
/ | barra obliqua (normale) |
\ | barra obliqua (inversa) |
' | apice singolo |
` | apice inverso |
" | apice doppio, virgolette, virgolette alte |
«, » | virgolette basse, virgolette uncinate |
& | e-commerciale |
~ | tilde |
@ | at, chiocciola, chiocciolina, chioccioletta -- meglio non usarlo |
# | cancelletto -- meglio non usarlo |
: | due punti (verticali) |
.. | due punti in orizzontale |
In particolare, i simboli elencati di seguito meritano maggiore attenzione.
In origine questo simbolo è nato per abbreviare la parola latina «ad», mentre oggi si conosce prevalentemente la sua traduzione inglese: at. Sembra ricorrente il nome «chiocciola» in italiano, ma in generale non è il caso di nominarla in un testo scritto.
È difficile dare un nome a questo simbolo; attualmente è diffuso il termine «cancelletto» nel settore della telefonia, mentre è noto l'uso che se ne fa nell'ambito musicale, a rappresentare un diesis.
Dictionnaire panlatin de l'informatique
NetGlos - The Multilingual Glossary of Internet Terminology
Amiga Translators' Organization
Silvano Gai, IPv6, McGraw-Hill, 1997
Bureau International des Poids et Mesures, Le Système international d'unités (SI)
National Institute of Standards and Technology, International System of Units (SI)
National Institute of Standards and Technology, Guide for the Use of the International System of Units (SI), 1995
Markus Kuhn, Standardized Units for Use in Information Technology, 1995
National Institute of Standards and Technology, Prefixes for binary multiples
Scienza, tecnologia e arte della stampa e della comunicazione, Arti poligrafiche europee
<http://www.apenet.it/grafica/libri/Grafica/Grafica01/indice02.html>
<http://www.apenet.it/grafica/libri/Grafica/Grafica02/indice02.html>
<http://www.apenet.it/grafica/libri/Grafica/Grafica03/indice02.html>
Scienza, tecnologia e arte della stampa e della comunicazione: Giuseppe Pellitteri, Luigi Farinelli, Grafismi, Arti poligrafiche europee
<http://www.apenet.it/grafica/libri/Grafica/Grafica01/1123.html>
#, 277.5
@, 277.5
account, 277.2.14
adapter, 277.2.4
adattatore, 277.2.4
adattatore grafico, 277.2.4
adattatore SCSI, 277.2.4
alloggiamento, 277.2.4
anteporre, 277.2.23
applicazione concorrente, 277.2.2
applicazione distribuita, 277.2.2
applicazione multithread, 277.2.2
applicazione parallela, 277.2.2
archive, 277.2.9
archiviazione, 277.2.9
archivio, 277.2.9
archivio compresso, 277.2.9
archivio delle registrazioni, 277.2.2
array associativo, 277.2.12
arresto del sistema, 277.2.2
articolo, 277.2.21
assegnamento, 277.2.12
associative array, 277.2.12
associazione dei tasti, 277.2.7
attributo, 277.2.23
attuare, 277.2.23
attuazione, 277.2.23
avvio, 277.2.2
back-end, 277.2.2
background, 277.2.2
backup, 277.2.13
base di dati, 277.2.10
basi di dati, 277.2.10
blocco, 277.2.23
body size, 277.2.18
boot, 277.2.2
buffer, 277.2.3
cache memory, 277.2.3
campire, 277.2.20
campitura, 277.2.20
campo di controllo, 277.2.10
carattere, 277.2.18
carattere da stampa, 277.2.18
carattere di controllo, 277.2.10
carattere di tabulazione, 277.2.6
carattere esteso, 277.2.19
carattere interrupt, 277.2.7
carattere tipografico, 277.2.18
caricamento, 277.2.2
carico, 277.2.10
casella di spunta, 277.2.16
cattura di un segnale, 277.2.23
CEST, 277.2.1
chain, 277.2.17
character class, 277.2.22
Character Encoding Form, 277.2.19
Character Encoding Scheme, 277.2.19
character set, 277.2.18
chat script, 277.2.17
checkbox, 277.2.16
checksum, 277.2.10
cifra di controllo, 277.2.10
cipher, 277.2.11
classe di caratteri, 277.2.22
classe di equivalenza, 277.2.22
client, 277.2.14
cliente, 277.2.14
coda, 277.2.2
code point, 277.2.19
code unit, 277.2.19
Coded Character Set, 277.2.19
codice di EOF, 277.2.6
codice di escape, 277.2.6
codice di interruzione di riga, 277.2.6
collaboratore, 277.2.23
collating element, 277.2.22
collating sequence, 277.2.22
collating symbol, 277.2.22
collegamento di rete, 277.2.17
collegamento fisico, 277.2.13
collegamento ipertestuale, 277.2.17
collegamento simbolico, 277.2.13
collezione alfabetica, 277.2.18
Common Name, 277.2.11
commutatore di pacchetto, 277.2.17
computer, 277.2.4
computer host, 277.2.17
conclusione dell'accesso, 277.2.23
conclusione della sessione di lavoro, 277.2.23
contributor, 277.2.23
controller, 277.2.4
controllo, 277.2.10
copia di riserva, 277.2.13
copia di sicurezza, 277.2.13
copia di sicurezza di versioni precedenti, 277.2.13
corpo, 277.2.18
crittografia, 277.2.11
curatore, 277.2.23
data type, 277.2.10
datagram, 277.2.17
datagramma, 277.2.17
daylight saving time, 277.2.1
decrittazione, 277.2.11
desktop, 277.2.16
despeckle, 277.2.20
device, 277.2.5
device driver, 277.2.5
device file, 277.2.5
device number, 277.2.5
directory di innesto, 277.2.13
directory personale, 277.2.13
directory radice, 277.2.13
disclaimer, 277.2.23
disco RAM, 277.2.13
discussion host, 277.2.21
diskless, 277.2.17
display manager, 277.2.16
dispositivo, 277.2.5
dispositivo fisico, 277.2.5
dispositivo logico, 277.2.5
distacco, 277.2.13
Distinguishing Name, 277.2.11
dominio principale, 277.2.17
download, 277.2.10
driver di pacchetto, 277.2.17
e altri, 277.2.23
e simili, 277.2.23
ecc., 277.2.23
elaboratore, 277.2.4
elaboratore cliente, 277.2.14
elaboratore host, 277.2.17
elaboratore servente, 277.2.14
elemento di collazione, 277.2.22
elenco, 277.2.10
emettere attraverso lo standard error, 277.3
emettere attraverso lo standard output, 277.3
empty string, 277.2.10
encrypted, 277.2.11
encryption, 277.2.11
eof, 277.2.6
EOF, 277.2.6
equivalence class, 277.2.22
escape, 277.2.6
espressione regolare, 277.2.8
estrazione, 277.2.9
et al, 277.2.23
et alia, 277.2.23
exit status, 277.2.2
famiglia di caratteri, 277.2.18
family, 277.2.18
file delle registrazioni, 277.2.2
file di differenze, 277.2.8
file di dispositivo, 277.2.5
file di lock, 277.1.1
file di registrazioni, 277.2.2
file manager, 277.2.23
file per le registrazioni, 277.2.2
file handle, 277.2.12
file system principale, 277.2.13
file-make, 277.2.12
filehandle, 277.2.12
filtro mediano, 277.2.20
finestra principale, 277.2.16
firma MD5, 277.2.10
flag, 277.2.23
flood fill, 277.2.20
flusso di file, 277.2.12
fonderia, 277.2.18
fonte, 277.2.18
fonte di caratteri, 277.2.18
fonte tipografica, 277.2.18
foreground, 277.2.2
forma, 277.2.18
forma di codifica del carattere, 277.2.19
format prefix, 277.2.17
fornitore di accesso a Internet, 277.2.17
foundry, 277.2.18
front-end, 277.2.2
fuso, 277.2.1
fuso orario, 277.2.1
gestione, 277.2.5
gestire, 277.2.5
gestore, 277.2.5
gestore di dispositivo, 277.2.5
gestore di file, 277.2.23
gestore di finestre, 277.2.16
gestore di sessione, 277.2.16
grazie, 277.2.18
group identifier, 277.2.17
gruppo, 277.2.21
gruppo di discussione, 277.2.21
guida, 277.2.15
hard limit, 277.2.23
hard link, 277.2.13
help, 277.2.15
home directory, 277.2.13
host, 277.2.17
identificatore di gruppo, 277.2.17
identificatore di interfaccia, 277.2.17
identità, 277.2.14
implementation, 277.2.23
in chiaro, 277.2.11
in cifra, 277.2.11
in monoprogrammazione, 277.2.2
in multiprogrammazione, 277.2.2
in primo piano, 277.2.2
indicatore, 277.2.23
informazione data-orario, 277.2.1
innesto, 277.2.13
inoltrare, 277.2.17
inserimento, 277.2.13
insieme di caratteri, 277.2.18
insieme di caratteri codificato, 277.2.19
instradamento, 277.2.17
instradare, 277.2.17
interfaccia SCSI, 277.2.4
interface identifier, 277.2.17
interfogliato, 277.2.20
interleaved, 277.2.20
interlinea, 277.2.18
intermediario, 277.1.1
intermediazione, 277.1.1
internet service daemon, 277.2.17
internet superserver, 277.2.17
interrupt, 277.2.2
interrupt character, 277.2.7
interruzione, 277.2.2
invito, 277.2.2
ISP, 277.2.17
key binding, 277.2.7
keyword, 277.2.23
landscape, 277.2.18
larghezza, 277.2.18
liberatoria, 277.2.23
limite fisico, 277.2.23
limite logico, 277.2.23
lineare, 277.2.18
linguaggio concorrente, 277.2.2
linguaggio di programmazione concorrente, 277.2.2
linguaggio di script, 277.2.12
linguaggio script, 277.2.12
Linux native, 277.2.13
Linux swap, 277.2.13
Linux-nativa, 277.2.13
Linux-swap, 277.2.13
lista, 277.2.17
lista di posta elettronica, 277.2.17
livello, 277.2.2
livello di esecuzione, 277.2.2
lock, 277.2.23
log, 277.2.2
log archive, 277.2.2
log file, 277.2.2
login, 277.2.23
logout, 277.2.23
mailing-list, 277.2.17
maintainer, 277.2.23
major number, 277.2.5
makefile, 277.2.12
man page, 277.2.15
maschera dei permessi, 277.2.13
maschera di rete, 277.2.17
mascheramento, 277.2.17
masquerading, 277.2.17
massa, 277.2.23
MD5 digest, 277.2.10
MD5 message digest, 277.2.10
memoria non volatile, 277.2.3
memoria tampone, 277.2.3
menù, 277.2.23
menu, 277.2.23
messaggio del giorno, 277.2.8
messaggio di pubblicazione, 277.2.8
MET, 277.2.1
minor number, 277.2.5
modalità, 277.2.23
modalità dei permessi, 277.2.13
mode, 277.2.13
monoprogrammato, 277.2.2
monoprogrammazione, 277.2.2
montaggio, 277.2.13
montare, 277.2.13
mount point, 277.2.13
mouse cursor, 277.2.16
mouse pointer, 277.2.16
multielaborazione, 277.2.2
multiprogrammato, 277.2.2
multiprogrammazione, 277.2.2
multitasking, 277.2.2
name server, 277.2.17
netmask, 277.2.17
newline, 277.2.6
news server, 277.2.21
newsgroup, 277.2.21
nodo cliente, 277.2.14
nodo servente, 277.2.14
nome comune, 277.2.11
nome distintivo, 277.2.11
nominativo-utente, 277.2.14
numero di dispositivo, 277.2.5
numero primario, 277.2.5
numero secondario, 277.2.5
nvram, 277.2.3
octet, 277.2.10
offset, 277.2.20
on-line help, 277.2.15
opzione, 277.2.23
ora estiva, 277.2.1
orientamento, 277.2.18
orizzontale, 277.2.18
ottetto, 277.2.10
pacchetto, 277.2.9
package, 277.2.9
packet driver, 277.2.17
pagina di manuale, 277.2.15
parametro, 277.2.12
parametro formale, 277.2.12
parola chiave, 277.2.23
parole chiave, 277.2.23
parte frontale, 277.2.2
parte terminale, 277.2.2
partizione principale, 277.2.13
passphrase, 277.2.23
password, 277.2.23
patch, 277.2.8
path, 277.2.13
pathname, 277.2.13
pendenza, 277.2.18
percorso, 277.2.13
percorso assoluto, 277.2.13
percorso relativo, 277.2.13
permessi di accesso, 277.2.13
peso, 277.2.23
ping, 277.1.1
pixel, 277.1.1
polizza, 277.2.18
porting, 277.2.12
portrait, 277.2.18
prefisso di formato, 277.2.17
primario, 277.2.17
principale, 277.2.17
print job, 277.2.2
privilegi, 277.2.14
procedura di accesso, 277.2.23
procedura di arresto del sistema, 277.2.2
procedura di avvio del sistema, 277.2.2
procedura di inizializzazione del sistema, 277.2.2
processo di stampa, 277.2.2
processo iniziale, 277.2.2
produttività, 277.4
profilo, 277.2.14
programma cliente, 277.2.14
programma di servizio, 277.2.2
programma di utilità, 277.2.2
programma frontale, 277.2.2
programma sequenziale, 277.2.2
programma servente, 277.2.14
programma terminale, 277.2.2
programmazione concorrente, 277.2.2
programmi di utilità, 277.2.2
prompt, 277.2.2
proseguire, 277.2.17
provider, 277.2.17
provino, 277.2.20
pulsante grafico, 277.2.16
puntatore del mouse, 277.2.16
punto di codifica, 277.2.19
punto di controllo, 277.2.17
punto di innesto, 277.2.13
punto grafico, 277.1.1
RAM disk, 277.2.13
ramdisk, 277.2.13
realizzare, 277.2.23
realizzazione, 277.2.23
recapito, 277.2.14
registrare, 277.2.2
registrazione degli eventi, 277.2.2
registro del sistema, 277.2.2
registro elettronico, 277.2.2
regola di instradamento, 277.2.17
regular expression, 277.2.8
relè, 277.2.17
relay, 277.2.17
retry, 277.2.23
ribaltamento speculare, 277.2.20
ridirezione, 277.3
riferimento, 277.2.17
riferimento ipertestuale, 277.2.17
riga di comando, 277.2.2
riproduzione speculare, 277.2.17
root, 277.2.13
root directory, 277.2.13
root domain, 277.2.17
root file system, 277.2.13
root partition, 277.2.13
root window, 277.2.16
route, 277.2.17
rovesciato, 277.2.18
runlevel, 277.2.2
salvataggio, 277.2.13
sans serif, 277.2.18
scala di corpi, 277.2.18
scambio, 277.2.3
scarico, 277.2.10
scarto, 277.2.20
scheda di controllo, 277.2.4
scheda grafica, 277.2.4
scheda SCSI, 277.2.4
scheda video, 277.2.4
schema di codifica del carattere, 277.2.19
scostamento, 277.2.20
script di chat, 277.2.17
script di colloquio, 277.2.17
script language, 277.2.12
scripting language, 277.2.12
scrivania grafica, 277.2.16
sea-scape, 277.2.18
segnatura, 277.2.18
senza disco, 277.2.17
sequenza di collazione, 277.2.22
sequenza di escape, 277.2.6
serie, 277.2.18
serif, 277.2.18
servente, 277.2.14
servente di news, 277.2.21
server, 277.2.14
servizio di risoluzione dei nomi, 277.2.17
session manager, 277.2.16
shadow password, 277.4
shutdown, 277.2.2
signal trap, 277.2.23
simbolo di collazione, 277.2.22
singletasking, 277.2.2
sintassi di codifica per il trasferimento, 277.2.19
sistema, 277.2.4
sistema di elaborazione, 277.2.4
sistema grafico di autenticazione, 277.2.16
sito speculare, 277.2.17
sito Usenet, 277.2.21
slot, 277.2.4
smontaggio, 277.2.13
smontare, 277.2.13
socket di dominio Unix, 277.2.17
socket di tipo Unix, 277.2.17
soft limit, 277.2.23
somma di controllo, 277.2.10
sottosopra, 277.2.18
specie, 277.2.18
spedire, 277.2.21
spool, 277.2.2
stack, 277.1.1
stazione, 277.2.17
stazione grafica, 277.2.16
Sticky, 277.2.13
sticky, 277.2.13
stile, 277.2.18
stream, 277.2.12
stringa estesa, 277.2.19
stringa vuota, 277.2.10
sullo sfondo, 277.2.2
superficie grafica, 277.2.16
supervisore dei servizi di rete, 277.2.17
swap, 277.2.3
switch, 277.2.17
symbolic link, 277.2.13
system log, 277.2.2
tab, 277.2.6
tabella, 277.2.10
tempo medio dell'europa centrale, 277.2.1
tempo universale, 277.2.1
tempo universale coordinato, 277.2.1
tentativi ripetuti, 277.2.23
terminale a caratteri, 277.2.4
terminali, 277.2.18
terminali a caratteri, 277.2.4
thumbnail, 277.2.20
time zone, 277.2.1
timestamp, 277.2.1
tipi di dati, 277.2.10
tipo di carattere, 277.2.18
tipo di dati, 277.2.10
tipoplesso, 277.2.18
to drive, 277.2.5
to flood fill, 277.2.20
to forward, 277.2.17
to implement, 277.2.23
to log, 277.2.2
to mount, 277.2.13
to port, 277.2.12
to post, 277.2.21
to prepend, 277.2.23
to route, 277.2.17
to unmount, 277.2.13
tono, 277.2.18
Transfer Encoding Syntax, 277.2.19
traslitterazione, 277.2.18
umask, 277.2.13
unità di codifica, 277.2.19
unità di controllo, 277.2.4
universal time, 277.2.1
universal time coordinated, 277.2.1
Unix domain socket, 277.2.17
up side down, 277.2.18
upload, 277.2.10
user, 277.2.14
user name, 277.2.14
UT, 277.2.1
UTC, 277.2.1
utente comune, 277.2.14
utente normale, 277.2.14
utente registrato, 277.2.14
utenza, 277.2.14
utilità, 277.2.2
utilizzatore, 277.2.14
utilizzatore normale, 277.2.14
valore di uscita, 277.2.2
variabile, 277.2.23
variante seriale, 277.2.18
verticale, 277.2.18
wide char, 277.2.19
wide string, 277.2.19
width, 277.2.18
window manager, 277.2.16
zone, 277.2.1
1) Anche la definizione «ora solare» è imprecisa, perché l'ora solare vera e propria non è la stessa su tutto il fuso orario a cui viene invece applicata
2) Potrebbe essere interessante anche l'idea di «mirino» del mouse.
3) Attualmente, si usa prevalentemente il termine nodo al posto di host nel testo normale, mentre nell'indicazione degli schemi sintattici, si lascia host.
4) Il termine host, viene usato in particolare nella documentazione RFC riferita a IPv6 per indicare un nodo che non sia un router. Inoltre, sempre la terminologia riferita a IPv6 indica il nodo come qualunque dispositivo che utilizzi in pratica questo protocollo.
5) Unicode introduce una terminologia più precisa al riguardo di ciò che un tempo si chiamava character set.
6) 1 N = 1 kg*m/s2
7) 1 g = 10-3 kg
8) Il termine «ridirezione» viene usato anche in IPv6 di Silvano Gai, McGraw Hill, 1997, alla sezione 6.4.3, anche se in questo caso si tratta di ridirezione dei pacchetti IPv6.
Dovrebbe essere possibile fare riferimento a questa pagina anche con il nome glossario_stilistico_di_laquo_appunti_di_informatica_libera_.html
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