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Capitolo 73.   Directory, percorsi e contenuti

Prima di poter gestire i file occorre saper amministrare i loro contenitori: le directory. Questo capitolo descrive i programmi attraverso i quali si possono gestire le directory e analizzare il loro contenuto. La tabella 73.1 elenca i programmi a cui si accenna in questo capitolo.

Tabella 73.1. Riepilogo dei programmi per la gestione delle directory, dei percorsi e del loro contenuto.

Programma Descrizione
mkdir Crea una directory.
rmdir Elimina una directory vuota.
pwd Emette il percorso della directory corrente.
basename Emette l'ultimo nome di un percorso.
dirname Emette il nome della directory estraendolo da un percorso.
namei Scompone un percorso alla ricerca di collegamenti troppo complessi.
pathchk Analizza un percorso alla ricerca di possibili errori.
ls Elenca il contenuto di una o più directory.
dircolors Configura la colorazione di ls GNU.
file Determina il tipo di file in base al magic number.
du Calcola lo spazio utilizzato da una serie di directory e sottodirectory.
which Determina quale eseguibile venga messo in esecuzione in modo predeterminato.
whereis Cerca di determinare la collocazione di un programma.

73.1   Unità di riferimento

I programmi GNU che hanno a che fare con la misurazione di quantità di byte, possono essere configurati facilmente per ciò che concerne il sistema di misura da utilizzare. Esiste tradizionalmente un divario tra la misurazione dei dati e il SI (il Sistema internazionale di unità, <http://www.bipm.fr/>). Per cercare di mettere un po' di ordine in questa confusione, è possibile intervenire su alcune variabili di ambiente per ottenere un comportamento differente da parte dei programmi.

Attraverso la variabile di ambiente BLOCK_SIZE, è possibile stabilire la dimensione di un «blocco», cioè la quantità di byte usata come unità di riferimento. In generale, se la variabile di ambiente POSIXLY_CORRECT è stata definita (indipendentemente dal suo contenuto) e la variabile BLOCK_SIZE non c'è, i blocchi sono di 512 byte; diversamente, è la variabile BLOCK_SIZE a prendere il sopravvento. Inoltre, se nessuna di queste variabili è presente, il blocco predefinito è di 1 024 byte.

Nel gergo che si è sviluppato nei programmi GNU, dal momento che i blocchi di 512 byte sono difficili da valutare rapidamente, si fa riferimento al concetto di «human readable» per dire che i blocchi sono da 1 024 byte. Tuttavia, la facilità di lettura che si sottintende in questo modo, è solo approssimativa, perché le convenzioni umane portano a pensare in base a una numerazione decimale. Pertanto, la variabile BLOCK_SIZE, oltre che contenere un numero, che rappresenta la dimensione del blocco in byte, può contenere due stringhe ben precise, a cui viene dato un significato determinato. Si veda la tabella 73.2.

Tabella 73.2. Valori assegnabili alla variabile di ambiente BLOCK_SIZE.

Contenuto Descrizione
n Esprime la dimensione del blocco in byte.
human-readable Indica un blocco di 1 024 byte.
si Indica un blocco di 1 000 byte, secondo il SI.

In particolare, quando la variabile di ambiente BLOCK_SIZE contiene la stringa si, il valore dei simboli usati come moltiplicatori, assume un significato diverso. Si osservi per questo la tabella 73.3.

Tabella 73.3. Moltiplicatori usati nei programmi GNU, a seconda dell'impostazione della variabile di ambiente BLOCK_SIZE.

Simbolo human-readable si
k 210 103
M 220 106
G 230 109
T 240 1012
P 250 1015
E 260 1018
Z 270 1021
Y 280 1024

A livello della riga di comando, si può intervenire attraverso opzioni comuni, che in generale prendono il sopravvento sulle impostazioni delle variabili di ambiente. La tabella 73.4 riassume queste opzioni.

Tabella 73.4. Opzioni comuni relative alla definizione della dimensione dei blocchi.

Opzione Descrizione
--block-size=n Esprime la dimensione del blocco in byte.
--block-size=human-readable Indica un blocco di 1 024 byte.
--block-size=si Indica un blocco di 1 000 byte, secondo il SI.
--kilobytes, -k Indica un blocco di 1 024 byte.
--human-readable, -h Indica un blocco di 1 024 byte.
--si, -H Indica un blocco di 1 000 byte, secondo il SI.

Sarebbero disponibili anche altre variabili di ambiente, che permettono la configurazione specifica di ogni programma di servizio. Eventualmente si può consultare la documentazione originale.

73.2   Directory

La directory è un tipo speciale di file, il cui scopo è quello di contenere riferimenti ad altri file e ad altre directory. In altri termini, la directory è un indice di file ed eventualmente di altri sottoindici.

I permessi attribuiti a una directory vanno interpretati in maniera particolare:

73.2.1   $ mkdir

mkdir [opzioni] directory...

Crea una o più directory. In mancanza di indicazioni gli attributi della nuova directory sono 7778 meno i bit della maschera dei permessi. Il valore tipico di questa maschera è 0228 e di conseguenza gli attributi normali di una nuova directory sono 7558, cosa che in pratica permette a tutti di accedere e leggerne il contenuto, ma concede solo al proprietario di modificarle. (1)

Opzioni

-m modalità_dei_permessi | --mode=modalità_dei_permessi 

Permette di definire esplicitamente la modalità dei permessi attribuiti alle directory che vengono create. Questa modalità può essere attribuita in forma numerica o in forma simbolica. La sintassi della forma simbolica è descritta in occasione della presentazione del programma chmod (74.2.5).

-p | --parents 

Fa in modo che vengano create anche le directory precedenti se queste non sono presenti. In tal caso la modalità utilizzata, per i permessi di queste directory precedenti, corrisponde a quanto stabilito per quella o quelle directory da creare con l'aggiunta (se necessario) dei permessi di scrittura e di esecuzione per l'utente proprietario. Infatti, sarebbe normalmente logico pensare che almeno al proprietario sia concesso di accedervi e di poterle modificare.

--verbose 

Emette un messaggio per ogni directory creata. È particolarmente utile in abbinamento all'opzione -p.

73.2.2   $ rmdir

rmdir [opzioni] directory...

Elimina le directory indicate, se sono vuote. (2)

Opzioni

-p | --parents 

Elimina anche le directory precedenti se, dopo la cancellazione delle directory finali, queste restano vuote.

73.3   Percorsi

Il percorso o path è il modo con cui si identifica la posizione di un file o di una directory. File e directory vengono spesso indicati per nome facendo riferimento a una posizione sottintesa: la directory corrente (o attuale). File e directory possono essere indicati utilizzando un nome che comprende anche l'indicazione del percorso necessario a raggiungerli.

73.3.1   $ pwd

pwd [opzioni]

pwd (3) (Print working directory) emette attraverso lo standard output il percorso assoluto della directory corrente. Viene mostrato il percorso reale, traducendo i collegamenti simbolici.

È molto probabile che la shell utilizzata metta a disposizione un comando interno con lo stesso nome. Il funzionamento di questo comando potrebbe essere leggermente differente da quello del programma.

73.3.2   $ basename

basename percorso [suffisso]

Estrae il nome di un file o di una directory da un percorso. (4) In pratica: rimuove dal percorso la parte anteriore contenente l'informazione sulla directory; inoltre, eventualmente, rimuove anche il suffisso indicato dalla parte finale del nome rimanente. Il risultato viene emesso attraverso lo standard output.

Esempi

basename "/idrogeno/ossigeno"[Invio]

ossigeno

basename "/idrogeno/eliografia.sh" ".sh"[Invio]

eliografia

basename "/idrogeno/eliografia.sh" "grafia.sh"[Invio]

elio

73.3.3   $ dirname

dirname percorso

Estrae la directory da un percorso. (5) In pratica: rimuove dal percorso la parte finale a partire dall'ultima barra obliqua (/) di divisione tra l'informazione della directory e il nome del file. Se il percorso contiene solo un nome di file, il risultato è un punto singolo (.), cioè la directory corrente. Il risultato viene emesso attraverso lo standard output.

Esempi

dirname "/idrogeno/ossigeno"[Invio]

/idrogeno

73.3.4   $ namei

namei [opzioni] percorso...

Scompone un percorso finché raggiunge un punto terminale. (6) In pratica vengono analizzati i percorsi forniti, ne viene scomposto e descritto il contenuto nelle varie (eventuali) sottodirectory, quindi, se tra gli elementi contenuti nei percorsi richiesti esistono dei collegamenti simbolici, viene visualizzato anche l'elemento di destinazione. Questo programma è particolarmente utile per seguire i collegamenti simbolici, soprattutto quando questi hanno troppi livelli, cioè quando un collegamento punta a un altro collegamento ecc. I vari elementi visualizzati sono preceduti da una lettera che ne descrive le caratteristiche:

Esempi

namei /usr/bin/X11

Genera il risultato seguente:

f: /usr/bin/X11
 d /
 d usr
 d bin
 l X11 -> ../X11R6/bin
   d ..
   d X11R6
   d bin

Da questo si intende che la directory /usr/bin/X11 in realtà non esiste, trattandosi di un collegamento simbolico alla vera directory /usr/X11R6/bin/.

73.3.5   $ pathchk

pathchk [opzioni] [percorso...]

Per ogni percorso indicato come argomento viene eseguita una verifica e, se necessario, viene emesso attraverso lo standard output un messaggio per informare di uno dei problemi seguenti: (7)

Alcune opzioni

-p | --portability

Invece di eseguire un controllo in base alle possibilità del file system effettivamente in funzione, il programma si basa sulle specifiche minime stabilite dallo standard POSIX.1 sulla portabilità; inoltre, viene controllato che non siano usati caratteri che potrebbero creare problemi di portabilità.

Valore di uscita
  • 0   se tutti i percorsi hanno superato i controlli con successo;

  • 1   in tutti gli altri casi.

Esempi

pathchk -p /home/perché[Invio]

path `/home/perché' contains nonportable character `é'

73.4   Contenuti

Quando a un programma devono essere passati uno o più nomi di file tra gli argomenti, si possono rappresentazione più nomi contemporaneamente attraverso un modello che fa uso di simboli adatti (a questo proposito si parla anche di globbing). La trasformazione del modello in elenchi di file (e directory) esistenti effettivamente, è compito della shell, cioè si tratta di qualcosa a cui gli altri programmi sono normalmente estranei. Nella sezione 61.3.8 viene trattato il modo con cui la shell Bash si comporta al riguardo.

Il contenuto di una directory viene analizzato normalmente attraverso il programma ls. In particolare, la realizzazione GNU di ls può essere configurata per colorare i nomi dei file in modo diverso a seconda del tipo di questi.

73.4.1   $ ls

ls [opzioni] [nome...]

Visualizza i nomi di file o il contenuto delle directory indicate. (8) In mancanza di questa indicazione viene visualizzato il contenuto della directory corrente e di norma non vengono inclusi i nomi di file e directory il cui nome inizia con un punto: questi sono considerati nascosti.(9)

Il funzionamento predefinito di ls GNU dipende anche dalla configurazione fatta attraverso dircolors. In generale, se non viene indicato diversamente, ls genera un elenco ordinato per colonne se lo standard output è diretto allo schermo del terminale, oppure un elenco su un'unica colonna se viene diretto altrove. Questa particolarità è molto importante per poter gestire l'output di questo programma attraverso elaborazioni successive.

Alcune opzioni

-a | --all

Per ciò che è competenza di ls, vengono elencati anche gli elementi i cui nomi iniziano con punto (i cosiddetti file nascosti).

-A | --almost-all

Vengono elencati tutti gli elementi, esclusi i riferimenti alla directory stessa (.) e a quella genitrice (..).

-l | --format=long | --format=verbose

Oltre ai nomi, vengono visualizzati il tipo, i permessi, la quantità di collegamenti fisici, il nome dell'utente proprietario, il nome del gruppo, la dimensione in byte, la data di modifica.

-q | --hide-control-chars

Utilizza il punto interrogativo per sostituire i caratteri non stampabili che dovessero essere contenuti eventualmente nei nomi.

-R | --recursive

Vengono elencati i contenuti di tutte le directory in modo ricorsivo.

-t | --time=time

Ordina il contenuto delle directory in funzione della data: dalla più recente alla più antica. Se non viene specificato diversamente, si fa riferimento alla data di modifica.

-c | --time=ctime | --time=status

Utilizza la data di cambiamento dello stato dei file (ovvero la data di creazione, anche se questa definizione non è perfetta). Se viene usato il formato lungo di visualizzazione (-l), viene indicata questa data; se l'opzione -c viene usata insieme a -t, l'elenco viene ordinato in base a questa data.

-u | --time=atime | --time=access | --time=use

Utilizza la data di accesso ai file. Se viene usato il formato lungo di visualizzazione (-l), viene indicata questa data; se l'opzione -u viene usata insieme a -t, l'elenco viene ordinato in base a questa data.

-e | --full-time

Quando l'elenco comprende l'indicazione della data, questa viene espressa in modo dettagliato.

-i | --inode

Emette, alla sinistra delle indicazioni inerenti i file, il numero di inode.

-r | --reverse

Riordina in modo inverso rispetto al normale.

-B | --ignore-backups

Esclude dall'elenco i file che terminano con il simbolo tilde (~). Infatti, questo simbolo viene utilizzato normalmente per distinguere le copie di sicurezza delle versioni precedenti di file che hanno la stessa radice.

-C | --format-vertical

Emette un elenco organizzato in colonne, indipendentemente dalla destinazione dello standard output.

-F | --classify

Se non è già la modalità di funzionamento predefinita, aggiunge un carattere alla fine dei nomi dei file, in modo da riconoscerne il tipo:

  • *   eseguibile;

  • /   directory;

  • @   collegamento simbolico;

  • |   pipe con nome o FIFO;

  • =   socket.

Gli altri file non hanno alcun simbolo.

-S | --sort=size

Riordina in base alla dimensione in modo decrescente.

-X | --sort=extension

Riordina in base all'estensione, cioè alla parte di nome che appare dopo l'ultimo punto. I nomi che non contengono alcun punto hanno la precedenza.

-1 | --format=single-column

Elenca i nomi, uno per ogni riga.

-w n_colonne | --width n_colonne

Definisce la larghezza a disposizione per l'elenco. L'argomento dell'opzione si riferisce al numero di caratteri utilizzabili. Di solito, la larghezza viene determinata in funzione del numero di colonne che ha a disposizione il terminale o la finestra del terminale.

-I modello | --ignore modello

Permette di escludere dall'elenco i file che sono rappresentati dal modello specificato, quando questi non sono indicati espressamente nella riga di comando.

Bisogna tenere presente che il modello in questione deve essere interpretato da ls e non dalla shell. In pratica, sarà necessario delimitarlo o utilizzare dei caratteri di protezione per evitare l'intervento della shell.

Esempi

ls -l

Visualizza un elenco lungo del contenuto della directory corrente.

ls -R /*/*/dir*

Cerca, a partire dal secondo livello dopo la directory radice, gli elementi che iniziano per «dir».

ls -I \*.html

Elenca il contenuto della directory corrente, escludendo i file corrispondenti al modello *.html. La barra obliqua inversa davanti all'asterisco serve per richiedere alla shell di non espanderlo e non viene passata a ls.

73.4.2   $ dircolors

eval `dircolors [opzioni] [file]`

Configura la colorazione e le modalità predefinite di funzionamento di ls. Se non viene specificato il file di configurazione in modo esplicito, dircolors cerca di utilizzare ~/.dir_colors e in mancanza di questo /etc/DIR_COLORS, che si riferisce alla configurazione generale del sistema dei colori per ls.

dircolors è fatto per essere avviato immediatamente dopo l'esecuzione di una shell, in quanto la configurazione si traduce nella creazione della variabile di ambiente LS_COLORS, con la quale si possono definire degli alias di shell per attuare in pratica questa configurazione.

Per analizzarne il contenuto basta utilizzare il comando seguente:

echo "$LS_COLORS"

Si ottiene un record molto lungo. Di seguito appare un esempio di questo spezzato in più parti per poterlo consultare.

no=00:fi=00:di=01;34:ln=01;36:pi=40;33:so=01;35:bd=40;33;01: (segue)
  cd=40;33;01:ex=01;32:*.cmd=01;32:*.exe=01;32:*.com=01;32:*.btm=01;32: (segue)
  *.bat=01;32:*.tar=01;31:*.tgz=01;31:*.arj=01;31:*.taz=01;31: (segue)
  *.lzh=01;31:*.zip=01;31:*.z=01;31:*.Z=01;31:*.gz=01;31:*.jpg=01;35: (segue)
  *.gif=01;35:*.bmp=01;35:*.xbm=01;35:*.xpm=01;35:*.tif=01;35:

Con questa variabile si può costruire un alias al programma ls.

alias ls='/bin/ls --color'

In questo modo, l'alias ls avvia il programma /bin/ls con l'argomento --color che attiva la gestione dei colori utilizzando il contenuto della variabile LS_COLORS. I dettagli sul funzionamento di dircolors e sul modo con cui può essere configurato si trovano in dircolors(1) e ls(1).

73.4.3   $ file

file [opzioni] file...

Determina il tipo di file. (10) Il programma analizza i file indicati come argomento e cerca di classificarli utilizzando l'ordine di analisi seguente: file system, magic number, linguaggio. Quando il programma analizza i file in base al cosiddetto magic number, utilizza le informazioni contenute all'interno di /usr/share/misc/magic che in pratica contiene delle stringhe o delle sequenze binarie di riconoscimento.

73.4.4   $ du

du [opzioni] file...

Il programma di servizio du (11) (Disk usage) emette una sorta di statistica dell'utilizzo dello spazio da parte di un elenco di file o directory (in base al loro contenuto).

L'unità di misura con cui si esprime questo spazio è in blocchi, la cui dimensione cambia a seconda delle opzioni utilizzate oppure dalla presenza di una variabile di ambiente: POSIXLY_CORRECT. Se esiste e non viene usata l'opzione -k, fa sì che i blocchi siano di 512 byte come prevede per questo lo standard POSIX. Diversamente, il valore predefinito dei blocchi è di 1 024 byte.

Alcune opzioni

-a | --all

Emette il conteggio riferito a tutti i file, non solo alle directory.

-b | --byte

Emette le dimensioni in byte e non in kibibyte.

-k | --kilobytes

Emette le dimensioni in kibibyte. Questa opzione fa riferimento all'unità di misura predefinita, ma permette di fare ignorare a du la presenza eventuale della variabile POSIXLY_CORRECT.

-m | --megabytes

Emette le dimensioni in mebibyte (simbolo: Mibyte).

-h | --human-readable

Aggiunge una lettera alla dimensione, in modo da chiarire il tipo di unità di misura utilizzato.

-c | --total

Emette anche un totale generale finale.

-s | --summarize

Emette solo un totale per ogni argomento.

-S | --separate-dirs

Emette la dimensione delle directory in modo separato, senza includere lo spazio utilizzato dalle sottodirectory.

-x | --one-file-system 

Salta il conteggio delle directory che si trovano in un file system diverso da quello di partenza.

73.5   Collocazione degli eseguibili

In linea di principio, per avviare un file eseguibile ci sarebbe bisogno di indicare precisamente il suo percorso. Per ovviare a questo inconveniente viene utilizzato un elenco di percorsi possibili all'interno dei quali devono essere cercati i file eseguibili che sono stati indicati semplicemente per nome. Questo elenco di percorsi è gestito dalla shell e normalmente viene contenuto nella variabile di ambiente PATH.

Se si vuole poter avviare un eseguibile dalla directory corrente senza indicare il suo percorso (./programma), occorre includere anche la directory corrente (.) nell'elenco della variabile PATH.(12)

Tanto più grande è il numero di directory contenuto nella variabile PATH, tanto maggiore è il rischio di avviare eseguibili diversi da quelli desiderati. Molti file script standard hanno lo stesso nome e si distribuiscono in più punti del file system. In questi casi conviene utilizzare l'indicazione del percorso per avviare esattamente quello che si vuole. Questa è la situazione tipica degli script di configurazione che si usano per preparare un applicativo prima della sua compilazione:

./configure

73.5.1   $ which

which programma...

Simula la ricerca che farebbe la shell per avviare i programmi indicati negli argomenti e determina la posizione di quelli che verrebbero scelti. Ciò è utile per sapere: sia dove si trova un comando determinato, sia quale programma viene scelto effettivamente nel caso ne esistano diversi con lo stesso nome collocati in posizioni differenti nell'albero di directory.

which potrebbe non essere un programma vero e proprio, ma semplicemente un alias a un comando di shell. In effetti, which compie lo stesso compito del comando type -path della shell Bash (64.37).

73.5.2   $ whereis

whereis [opzioni] file...

Localizza i file binari, i sorgenti e le pagine di manuale dei file specificati nell'argomento. (13)

Vedere whereis(1).

Appunti di informatica libera 2003.01.01 --- Copyright © 2000-2003 Daniele Giacomini -- daniele @ swlibero.org

1) GNU file management utilities   GNU GPL

2) GNU file management utilities   GNU GPL

3) GNU shell programming utilities   GNU GPL

4) GNU shell programming utilities   GNU GPL

5) GNU shell programming utilities   GNU GPL

6) util-linux: namei   GNU GPL

7) GNU shell programming utilities   GNU GPL

8) GNU file management utilities   GNU GPL

9) È importante ricordare che se vengono indicati dei nomi di file o directory nella riga di comando, è compito della shell espandere eventuali caratteri jolly. Di conseguenza, in questo caso, è la shell che non fornisce a ls i nomi che iniziano con un punto.

10) File   software libero con licenza speciale

11) GNU file management utilities   GNU GPL

12) Per convenzione, ma anche per motivi di sicurezza, si mette il punto che simboleggia la directory corrente alla fine della serie contenuta nella variabile PATH.

13) util-linux: whereis   UCB BSD


Dovrebbe essere possibile fare riferimento a questa pagina anche con il nome directory_percorsi_e_contenuti.html

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