STAGES PER STUDENTI DI SCUOLA SECONDARIA
DI SECONDO GRADO
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STAGES INVERNALI 2009
2 febbraio - 20 maggio


 
GINO ISIDORI

Gino Isidori è un fisico teorico dei Laboratori Nazionali di Frascati dell'INFN. Attualmente è responsabile locale del Gruppo Teorico.


Abbiamo intervistato il ricercatore Gino Isidori presso l'edificio in cui lavora...


Sono un ricercatore dei Laboratori Nazionali di Frascati. Mi sono laureato nel 1991 in fisica teorica. Ho fatto il dottorato di ricerca all’Universita’ di Roma La Sapienza. Dopo la leva, alla fine del dottorato ho vinto un concorso da ricercatore. Ho ritenuto importante continuare a fare esperienza ed ho lavorato un anno negli Stati Uniti, nel laboratorio SLAC, a Stantford. Dopo due anni di lavoro all’INFN ho trascorso due anni al CERN di Ginevra, quindi sono tornato a Frascati e di nuovo ho trascorso sei mesi all’estero, all'Università di Berna, in Svizzera, dove ho insegnato per un semestre. Sono di nuovo tornato a Frascati e lo scorso anno ho preso un anno sabbatico per insegnare fisica teorica alla Normale di Pisa. Mi sono sempre occupato di fisica teorica, elaboro ed interpreto esperimenti per creare nuovi modelli.

D: Come e perché ha deciso di studiare fisica e qual è il ricordo più bello della sua vita da studente?

Fin da piccolo avevo una passione per le scienze. Ricordo che mi piaceva leggere "Topolino" in cui c’era il personaggio di “Eta Beta”, uno scienziato. Sono sempre stato affascinato dal mondo subatomico, mi piaceva sia la fisica in generale, sia capire come era fatto il mondo microscopico. E’ stato abbastanza naturale scegliere di studiare fisica.
Ho molti bei ricordi, indipendentemente dallo studio, ma senz’altro i momenti più belli sono stati quelli in cui ho capito cose da cui ero affascinato, dalla meccanica quantistica alla teoria dei campi. E’ sorprendente comprendere come una teoria matematica piuttosto semplice stia dietro a fenomeni naturali apparentemente molto complessi.

D: Quali difficoltà ha dovuto affrontare nella sua carriera e qual è stato l’episodio più entusiasmante?

Delle difficoltà si sono presentate quando ho perso un concorso di fisica a causa della mia età troppo giovane e ho dovuto affrontare altri ostacoli quando si trattava di trovare un lavoro. Sono state situazioni tutte superabili e nel complesso posso ritenermi fortunato rispetto ai giovani di oggi.
Viceversa, ci sono state molte soddisfazioni nella ricerca: mi è capitato di fare delle predizioni per esperimenti che poi si sono verificate, o di proporre modelli che suscitano interesse negli altri colleghi teorici.

D: Su cosa sta lavorando attualmente?

La cosa principale su cui sto lavorando è il problema della rottura della simmetria elettrodebole, il problema fondamentale della fisica delle particelle attuale. Bisogna capire il modello che sta alla base e comprendere le cause di questa rottura utilizzando la teoria dei campi, lo strumento matematico più avanzato di cui disponiamo.

D: Quale crede possa essere la prossima scoperta in fisica?

Speriamo che LHC ci riveli quale sia il meccanismo della rottura di questa simmetria elettrodebole, ma non si può dire esattamente quale sia la risposta al problema. Probabilmente sarà verificata l’esistenza del bosone di Higgs, anche se non ci metterei la mano sul fuoco e spero non sia scoperto solo questo.

D: Quale ritiene sia stata la scoperta più grande in fisica e qual è il suo scienziato preferito?

La scoperta più rivoluzionaria è stata la meccanica quantistica che ha cambiato il modo classico di vedere le cose.
E’ difficile scegliere solo uno scienziato, ma se dovessi dire il mio ideale, sicuramente questo sarebbe Enrico Fermi, perchè è stato uno dei pochi ad essere sia fisico teorico che sperimentale.

D: Quanto è importante la collaborazione nella ricerca scientifica anche tra nazioni diverse?

La collaborazione è fondamentale sia a livello pratico, per realizzare gli esperimenti, sia a livello culturale, perche’ si ha la possibilità di essere a contatto con diversi modi di pensare. Lavorare con persone di nazionalità diverse arricchisce anche a livello umano.

D: Come si definisce uno scienziato e in che modo talento, intuizione e studio influiscono nella sua professione?

Uno scienziato è una persona curiosa e la sua prima passione è capire i fenomeni naturali. Ovviamente la curiosità deve essere supportata da un’ottima preparazione tecnica, ma se non c’è passione non si può diventare scienziati.

D: Quali sono i suoi hobbies e passioni e quale libro ci consiglia di leggere?

Ho molti hobbies. Mi piace cantare, ho fatto parte di vari cori, ma amo anche lo sport, come lo sci e la barca a vela, e mi piace coltivare bonsai. Un libro che mi è piaciuto molto quando ero al quinto anno del liceo è stato “Goedel, Escher, Bach” di Douglas Hofstadter e il seguito, “L’io della mente”. Sono libri più sulla filosofia che sulla fisica. Fra quelli letti recentemente attinenti alla fisica, vi consiglio “Il fisico che visse due volte” di Fabio Toscano. E’ la storia di Lev Landau, uno dei più prestigiosi fisici russi e famoso premio Nobel. Da questo libro traspare la sua enorme passione per la fisica. Un altro libro molto bello ma un po’ più tecnico e difficile è “I primi tre minuti” di Steven Weinberg, che tratta della teoria del Big Bang.

D: Come vede il futuro della ricerca in questo periodo di crisi economica mondiale?

Non saprei, perché da un lato siamo in una fase molto interessante della fisica, grazie a LHC, ma dall’altro, a causa della crisi, c’è la possibilità che i governi decidano di usare i fondi per altri scopi. Non è detto però che la crisi debba essere per forza nociva per la ricerca.

D: Lei pensa che l’ LHC sia l’ ultima frontiera?

E’ difficile pensare ad un'altra macchina acceleratrice di queste dimensioni ed inoltre così complessa, ma ciò non vuol dire che dobbiamo fermarci. Lo sviluppo scientifico è ovviamente legato allo sviluppo tecnologico.

D: C’è mai competizione tra i fisici teorici e quelli sperimentali?

Si c’è competizione, ma anche compromesso perchè non possiamo fare tutto ciò che vorremmo e allora la nostra collaborazione diventa necessaria.

D: Cosa è cambiato nella figura dello scienziato da Einstein ai nostri giorni?

Einstein era il teorico per eccellenza, svolgendo tutto il suo lavoro seduto ad un tavolino munito solamente di carta e matita. Anche lui però è partito da osservazioni sperimentali per formulare la famosa teoria della relatività, ed è stato sempre molto interessato alle possibili verifiche sperimentali delle sue idee. Rispetto ai suoi tempi ora c’è molta più discussione. Da un lato è molto più facile comunicare, anche a distanza e in tempi brevi, dall'altro il numero di scienziati che si occupano degli stessi problemi è aumentato moltissimo. Infine ci sono molti scambi di idee anche perchè gli esperimenti sono molto più complicati e richiedono dunque necessariamente collaborazione.

D: Cosa la attira della fisica teorica?

E' assolutamente affascinante verificare come, attraverso il metodo matematico, sia possibile spiegare fenomeni nautrali apparentemente complessi.