STAGES PER STUDENTI DI SCUOLA SECONDARIA
DI SECONDO GRADO
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STAGES INVERNALI 2009
2 febbraio - 20 maggio


 
PAOLA GIANOTTI

Paola Gianotti è una ricercatrice italiana dei Laboratori Nazionali di Frascati dell'INFN. Lavora sull'esperimento FINUDA e PANDA


Presso i Laboratori Nazionali di Frascati abbiamo intervistato Paola Gianotti, la quale ci ha parlato di sè e del suo lavoro.

Mi chiamo Paola Gianotti, ho 45 anni e sono nata a Torino, dove ho studiato fisica laureandomi nel 1988. Ho fatto il mio dottorato di ricerca presso il CERN, spronata dal professore con cui avevo portato a termine la tesi di laurea, e nel 1991 sono stata assunta dall’INFN.

D: Quali difficoltà ha dovuto affrontare nella sua carriera e qual è stato l'episodio più entusiasmante?

Il periodo in cui mi sono laureata era un periodo piuttosto felice per la fisica italiana, complice il premio nobel ricevuto da Carlo Rubbia, ed era presente un rinnovato interesse per questo campo scientifico. Quindi l’unica difficoltà (od opportunità) è stata la necessità di viaggiare, poiché l’esperimento, su cui lavoravo, si svolgeva a Ginevra. In seguito decisi di tornare in Italia presso l’INFN a Frascati; a onor del vero va detto che in questa zona avevo un fidanzato e perciò, se così si può dire, ho unito l’utile al dilettevole. L’episodio più entusiasmante invece è più difficile da inquadrare: mi è sempre piaciuto quello che faccio. Forse proprio dopo la laurea, quando mi hanno proposto di andare al CERN, mi sono sentita particolarmente gratificata dal fatto che qualcuno al di sopra di me mi avesse scelto per questo incarico.

D: Su cosa sta lavorando attualmente?

Al momento sto lavorando su due progetti diversi, come capita spesso in questo ambito, poiché, mentre un esperimento è in presa dati, l’altro è già in cantiere. In Germania, presso Francoforte, sta nascendo un laboratorio internazionale di fisica nucleare. Questo progetto è già stato approvato dal governo tedesco, ma richiede un contributo anche dagli altri paesi. Attualmente si sta formalizzando la struttura di questa collaborazione ed io sto spingendo per far partire un nuovo esperimento che riporterà gli antiprotoni in Europa (al CERN c’è un piccolo acceleratore per produrre prevalentemente antiidrogeno, ma noi vorremmo avere antiprotoni di più alta energiaper particolari studi di fisica fondamentale). L’esperimento si chiama PANDA e dovrebbe iniziare a prendere dati nel 2014.  Con un po’ di orgoglio vi dico che io sono la deputy spokesperson di questo esperimento che e’ una collaborazione internazionale che vede coinvolte 400 persone di 16 paesi diversi. La seconda attività è l’esperimento FINUDA che si sta concludendo a DAFNE.

D: Quale crede possa essere la prossima scoperta in fisica?

Non è difficile prevedere che possa essere il bosone di Higgs, l’acceleratore LHC al Cern è stato costruito per questo. Inoltre, anche quando non venisse trovato sarebbe lo stesso una notevole scoperta con clamorose implicazioni.

D: Quale ritiene sia stata la scoperta più grande in fisica e qual è il suo scienziato preferito?

Nell’ultimo secolo, il ‘900, ciò che ha creato una vera e propria rivoluzione è stata la meccanica quantistica, anche se non è propriamente una scoperta, ma ha reso necessario un approccio meno deterministico e più probabilistico alla fisica.
A me piacciono molto le persone eclettiche, quindi considero Leonardo Da Vinci lo scienziato per eccellenza, in quanto era poeta, pittore, ingegnere, fisico, medico. Ovviamente questa è un’idea romantica, improponibile al giorno d’oggi in cui è necessaria una elevata specializzazione del  lavoro.

D: Quanto è importante la collaborazione nella ricerca scientifica anche tra nazioni diverse?

Credo che ci sia stata un’enorme accelerazione nelle scoperte scientifiche e tecnologiche proprio perché oggi si lavora in equipe. Il CERN è stata una pietra miliare in questo senso: la scienza deve progredire per il bene comune, indipendentemente dalle nazionalità, soprattutto oggi nel momento in cui una singola nazione non possiede da sola le risorse economiche per finanziare progetti sempre più ambiziosi e costosi. Nel campo della fisica ho verificato personalmente che c’è grande rispetto reciproco tra persone di culture diverse: si mettono da parte le divergenze politiche e religiose per raggiungere uno scopo comune.

D: Come si definisce uno scienziato e in che modo talento, intuizione e studio influiscono nella sua professione?

Secondo me lo scienziato è una persona fondamentalmente curiosa. Io ad esempio non ho scelto da bambina di diventare scienziato, ma ricordo di essermi sempre chiesta il perché delle cose. Al giorno d’oggi siamo circondati da tecnologie, ma pochissime persone sarebbero in grado di spiegarne il funzionamento. Non pretendo che la gente sappia riparare un cellulare o un televisore, ma almeno che non consideri la tecnologia come magia. Innanzitutto per essere uno scienziato è necessario essere curiosi, poi bisogna studiare tantissimo perché il grado di complessità delle scienze è molto elevato. Secondo me è necessario un pizzico di fortuna: a parità di capacità, se ti trovi nell’esperimento giusto al momento giusto, otterrai un maggiore riconoscimento. Quindi tanto lavoro, tanto studio, tanta passione sono gli ingredienti giusti per fare un buono scienziato.

D: Quali sono i suoi hobbies e passioni e quale libro ci consiglia di leggere?

Questo lavoro ti prende, c’è poco da  dire, e lo fai anche aldilà dell’orario standard. Quando non lavoro ho una famiglia di cui occuparmi. Mi piace inoltre leggere e i libri che consiglio sono due: uno di fisica, divulgativo, scritto da un fisico russo, G. Gamow, si intitola “I trent’anni che sconvolsero la fisica”. Gamow ebbe la fortuna di conoscere personalmente Heisenberg, Einstein, Dirac, Bohr e tutti coloro che in quel periodo furono gli artefici della nascita della meccanica quantistica. Il secondo è un libro recente, “La solitudine dei numeri primi”, scritto da un fisico che conosco molto bene, Paolo Giordano. È un libro che si legge volentieri e lo consiglio perché dimostra che anche uno scienziato può interessarsi di letteratura ed eccellere anche in altri settori.

D: L'Italia sta attraversando un periodo di crisi e la ricerca moderna richiede costantemente l'intervento di investimenti pubblici. Secondo lei, presentano vantaggi realistici o sarebbe opportuno indirizzarli altrove?

Secondo me è utile investire sulla ricerca, soprattutto adesso che siamo in un momento di grande crisi. Piuttosto che dare soldi a fondo perduto alle banche, oppure edificare maggiormente il nostro territorio, credo che l’unica possibilità per l’Italia, scarseggiante di risorse, sia quella di adoperare il cervello e produrre nuove idee. Quindi un buon modo per uscire da questo periodo di crisi è investire nella ricerca.

D: Ci può fare un esempio di applicazioni utili derivate dalla ricerca degli ultimi anni?

Posso segnalare il fatto che il penultimo nobel per la fisica è stato dato ad un gruppo di ricercatori che ha scoperto come immagazzinare un maggior numero di dati in un hard disk. Un’altra cosa di cui beneficia l’intera popolazione mondiale è la rete internet, realizzata inizialmente al CERN per permettere ai ricercatori di scambiarsi in tutto il mondo i dati degli esperimenti.

D: Si è mai trovato nelle circostanze di dover proseguire studi specifici a discapito di quelle che erano le sue passioni?

Sinceramente no. È chiaro che in questo mestiere ci sono anche cose che non ti piacciono, ma che fai ugualmente. Tuttavia, in genere, è evidente che il fine è  qualcosa di importante. Ma, se si intende un qualcosa di tipo coercitivo, non ho mai subito pressioni di nessun genere. Personalmente ho sempre trovato molta democrazia nella ricerca.

D: Qualche consiglio?

Sì, studiate tanto soprattutto le materie scientifiche.: che sono fondamentali perché sono la base del progresso umano. Musica, arte, letteratura ci aiutano a vivere meglio, ma sono lussi che ci possiamo permettere proprio in virtu’ del progresso scientifico e tecnologico che abbiamo raggiunto.